IVREA. Dopo 9 mesi di incontri e riunioni, a Ivrea si costituisce ufficialmente la Consulta dei giovani, composta da ben 30 ragazzi canavesani, che martedì 10 ha infine eletto il proprio direttivo.
Mattia Madau, che a 25 anni è già consigliere di maggioranza a Romano Canavese, sarà presidente. Vice presidente sarà invece Anita Paganelli, liceale eporediese di soli 15 anni, mentre Debora Romano, 29 anni, sempre di Ivrea, la segretaria. Eletti infine come consiglieri Marco Messina, Laura Spediacci, Camilla Bruno e Cecilia Belletti.
«È stato un percorso lungo – spiega Madau –. Abbiamo studiato 3 realtà simili a noi per capire come strutturarci: quella di Alessandria, dove i partecipanti sono rappresentanti delle realtà associative del territorio, quella di Verbania, più simile a un centro di aggregazione, e infine quella di Bagno a Ripoli, più istituzionale. Abbiamo infine deciso di seguire proprio quest’ultima via, dandoci un regolamento ed eleggendo un nostro direttivo. Questo perché vogliamo avere un peso concreto nella vita cittadina, diventare un punto di riferimento per i giovani del territorio e interlocutori significativi per l’amministrazione».
Le quattro macroaree tematiche
Proprio per agire in maniera più efficace, la Consulta ha scelto di dividersi in quattro tavoli relativi ad altrettante macroaree tematiche: il benessere sociale, gli eventi culturali, la mobilità sostenibile e la scuola.
«Conosciamo sulla nostra pelle le problematiche sociali dei giovani – sostiene Romano –. Per questo vogliamo creare occasioni di interscambio, anche tra ragazzi di età diverse, in un ambiente privo di pressioni sociali nel quale sentirsi parte di un gruppo. Spesso i giovani manifestano un bisogno di appartenenza che, se male indirizzato, può portare verso pessime strade. È importante coinvolgere il più possibile i ragazzi, e un buon modo è permettergli di essere parte attiva nella progettazione di attività ed eventi».
«Non saranno però eventi fini a sé stessi, pur quando ludici – sottolinea il neo presidente –, ma occasioni di valorizzazione per i giovani talenti locali, che diano prospettive di rete e di crescita. Non ci accontentiamo di fornire uno sfogo artistico, vogliamo dare l’occasione di emergere».
Temi che il direttivo legge come tra loro interconnessi, similmente al rapporto tra scuola e trasporti.
«Vorremmo rendere più agevole la fruizione del Movicentro, stazione principale per gli studenti che prendono i mezzi pubblici per tornare a casa – continua Madau –. Se non si è pratici, spesso non si capisce quando e quali autobus prendere. Chiederemo di installare dei piccoli schermi, come accade già a Torino nelle pensiline, o in alternativa di rinnovare i cartelli con gli orari, che sono spesso illeggibili».
«Anche la scuola ovviamente è un grande tema – spiega la vice presidente Paganelli –. Tanti giovani ci hanno riferito per esempio dei problemi relativi alla discontinuità dell’insegnamento, dovuto alla rotazione degli insegnanti che cambiano ogni anno, e del rapporto spesso ansioso con i voti, dovuto anche a un clima generale competitivo. Molti vorrebbero che venisse loro meglio spiegato il motivo di un voto, che a volte sembra ridurre lo studente a un mero numero. In questo senso vorremmo fungere da tramite, creando punti di incontro tra insegnanti e alunni in un ambiente meno formale e frontale dell’aula scolastica».
che fare?
«La consulta dei giovani è un esperimento ritornato dopo 30 anni, e noi siamo pronti ad assumere questo impegno con spirito rinnovato – conclude Madau –. Abbiamo scelto di essere il più aperti possibile, ponendo un range di età tra i 14 e i 32 anni per essere più rappresentativi possibile, e permettendo anche a chi a Ivrea non risiede, ma ci lavora o ci studia, di partecipare. Ringraziamo la politica, che ci ha permesso di rinascere e di essere qui oggi, ma al contempo non saremo né un ente simbolico né la propaggine giovanile di un partito. Manterremo la nostra autonomia, e chiederemo alla politica di ascoltarci, di prendere sul serio il nostro ruolo di voce dei giovani del territorio. Noi non abbiamo portafoglio, non abbiamo risorse pubbliche da investire, ma a maggior ragione pretenderemo di essere coinvolti e ascoltati dall’amministrazione. Non saremo una semplice realtà associativa o un centro sociale. Non sarà di politica che vivremo, ma alla politica diciamo grazie, perché alle sue scelte noi dobbiamo la nostra esistenza. E alle sue porte certo ci rivolgeremo».