La leggera pioggia, la forte umidità, il cielo grigio. Sembrava proprio di tornare a quel 14 dicembre di tre anni fa, quando sabato mattina familiari e conoscenti di Liliana Resinovich si sono ritrovati nel parco dell’ex Opp per ricordare il giorno della sua scomparsa. Il marito Sebastiano Visintin, invece, ha raggiunto il comprensorio di San Giovanni nel primo pomeriggio, da solo.
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L’appuntamento della mattina era fissato nel punto, tra le sterpaglie, dove il 5 gennaio 2022, ventuno giorni dopo la scomparsa, è stato trovato il cadavere della donna. A dedicarle un pensiero c’erano il fratello Sergio, la cugina Silvia Radin, la ex vicina di casa Gabriella Micheli e un’altra ventina di persone. Oltre alle troupe giornalistiche di testate locali e nazionali. Interviste, abbracci, lacrime e selfie.
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Con tra le mani due rose «raccolte nel mio giardino, e dedicate a lei come facevo ogni volta che Lilly veniva a trovarmi», c’era anche Claudio Sterpin: provato dopo un ricovero ospedaliero, ha voluto comunque esserci.
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Sulla rete metallica che funge da varco d’accesso a quell’area boschiva a pochi passi dal roseto di San Giovanni, e dove appunto era stato trovato il corpo della 63enne, sono stati appesi dei mazzi di fiori e un grande cartello rosa: “Cara Lilly combattiamo per te, non ti dimenticheremo mai: verità e giustizia per Liliana”, c’è scritto.
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Il fratello di Lilly non si è mai arreso alla tesi del suicidio. Sabato l’ha ribadito, auspicando «che la nuova perizia medico legale dia delle risposte e che lei abbia giustizia. Ribadisco: mia sorella non si è suicidata, è impossibile anche per le condizioni in cui è stata ritrovata».
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Più diretta Micheli, ex vicina di Liliana nel condominio di via del Verrocchio, e figura chiave assieme al marito Salvatore Nasti nelle prime ore della scomparsa. «Esiste solo una verità, bisogna trovare l’assassino e i suoi complici, perché sono una banda di balordi», ha dichiarato, spingendosi anche oltre: «In questa banda ci devono essere anche persone che hanno nozioni mediche, perché gestire un cadavere, ripulirlo non è cosa semplice. Io non ne sarei capace».
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Tre ore dopo, all’altezza del roseto del parco di San Giovanni, ha fatto capolino Visintin. «Sapevo che loro si sarebbero trovati in quel punto – così il marito indicando da lontano il luogo del ritrovamento del corpo –: io ci sono venuto una o due volte assieme al mio consulente, il generale Luciano Garofano, ma per me è un dolore troppo forte andare lì, non ci riesco. E infatti non si è neppure avvicinato.
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«Liliana mi manca tanto – ha aggiunto – a tre anni di distanza non ho ancora delle risposte. Se la verità emergerà, io e i familiari, quelli che veramente sono stati vicino a Liliana, forse ci metteremo il cuore in pace». —
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