Il mondo dei social americani è in subbuglio, dopo che la Corte d’Appello del Distretto della Columbia ha confermato la validità e la “bontà” della legge anti-TikTok. I giudici, infatti, hanno respinto il ricorso presentato da ByteDance nei confronti quella normativa – inizialmente voluta da Donald Trump e poi confermata, dopo essersi inizialmente opposto, da Joe Biden – che vincola la permanenza delle funzionalità della piattaforma social amata dalla Gen Z (e, oramai, non solo) alla vendita della stessa a un’azienda americana. Dunque, a partire dal prossimo 19 gennaio, gli utenti americani non potranno più utilizzare quel social network, ma c’è anche qualche possibilità che tutto ciò non accada?
L’azienda cinese ByteDance ha presentato ricorso alla Corte Suprema – il più alto grado di giudizio per il sistema americano -, chiedendo anche un’ingiunzione per posticipare quella “data di scadenza” in modo tale da attendere quella sentenza. Inoltre, l’amministrazione americana potrebbe optare per una proroga di 90, ma solo se ci saranno evidenze di una concreta trattativa in corso per la vendita della piattaforma. In attesa di capire cosa intende fare il vecchio-nuovo inquilino della Casa Bianca, nel 2020 promotore della norma prima di cambiare idea nel corso dell’ultima campagna elettorale. Anche perché, il suo “consigliere” Musk si era già detto contrario al ban di TikTok.
Saranno, dunque, settimane decisive. Mentre l’intero ecosistema di TikTok si sta già mobilitando. Molti content creator americani hanno già iniziato a invitare i propri followers a seguirli su altre piattaforme (le più remunerative, Instagram e YouTube). Ma anche il settore degli inserzionisti è in fermento. Basti pensare ai numeri: solo nel 2024, le aziende americane hanno investito oltre 12,3 miliardi di dollari in pubblicità su TikTok. Dove andranno a finire questi soldi se la piattaforma sarà bannata nel giro di un mese?
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