Le dure frasi del tecnico mettono i giocatori (e soprattutto Theo) davanti alle loro colpe. Ma Ibra e i dirigenti restano in silenzio. C’è un uomo solo al comando del Milan. Il suo nome è Paulo Fonseca e ci sta mettendo la faccia e l’anima per costruire una squadra migliore. Negli ultimi tempi è andato oltre, ci ha messo anche le parole. Molte e dure. Non sempre azzeccate, per la verità: le accuse all’arbitro dopo la sconfitta con l’Atalanta sono state eccessive nei toni e sbagliate nella forma. Ma – si sa – il calcio è anche comunicazione e, se non c’è nessuno che lo fa, tocca all’allenatore cercare di proteggere il mondo rossonero da presunte ingiustizie. Forse, nella circostanza, serviva qualcuno che gli dicesse: lasciamo stare, non è il caso di spingersi così avanti, di mettere sotto processo quest’arbitro. Ma era solo e ha preso una strada che avrebbe dovuto evitare. Capita. Da solo, dopo averlo annunciato ai suoi dirigenti, Paulo Fonseca ha anche deciso di sfidare sulla pubblica piazza lo spogliatoio del Milan. O meglio, una parte di questo. Appena vinta – in modo troppo sofferto – la fondamentale partita di Champions con la Stella Rossa, ha svelato a tutti il proprio malumore. Con l’espressione del volto davvero delusa, quasi sofferente, come se si sentisse tradito. Sarebbe potuto andare davanti alle telecamere e dire le solite banalità: la squadra ha lottato, l’avversario era forte (sono tutti forti, gli avversari), abbiamo conquistato un grande successo (anche i successi sono tutti grandi). Poi, chiusa la porta dello stanzone rossonero, avrebbe potuto prendersela con chi riteneva colpevole di quella brutta partita. Ha scelto una strada diversa, stavolta quella giusta: ha portato la propria delusione in tv. Una decisione traumatica, perché ha messo i calciatori davanti alle loro responsabilità: ha visto gente molle, spenta, con la testa altrove, e ha pensato che fosse opportuno denunciare questa situazione. Li abbiamo visti anche noi, li hanno visti tutti, gli atteggiamenti sbagliati di alcuni calciatori del Milan, ma se a sottolinearli è l’allenatore, allora cambia tutto. Perché dopo quelle parole non si torna indietro: o i comportamenti cambiano o la corda si spezza. E magari alla lunga rischia di rompersi anche quella che lega Paulo al club rossonero, benché oggi nessuno pensi di metterlo in discussione. Ma questa è un’altra storia: il portoghese preferisce correre il pericolo pur di provare a trovare una soluzione. Fonseca non ha fatto i nomi dei calciatori che, a suo avviso, non danno tutto per il Milan, ma la cronaca racconta che ieri, il giorno dopo lo sfogo, ha parlato con un giocatore: Theo Hernandez. Il più deludente tra i rossoneri se confrontiamo le qualità (eccelse) con il rendimento (pessimo). Non è il solo che l’allenatore ritiene – diciamo così – distratto, tanto che i colloqui individuali potrebbero continuare oggi. Ma il caso di Theo è il più difficile da accettare. Sembra che nella testa del francese ci sia altro, il suo contratto scade tra diciotto mesi, già l’estate scorsa ha fatto capire che sta pensando all’addio. Una situazione comune a molti giocatori, non solo nel Milan, ma un professionista di così alto livello non può esserne condizionato fino a questo punto. Ha ragione Fonseca a pretendere di più da certi giocatori, non si può essere campioni solo per una stagione oppure quando si deve discutere il rinnovo di contratto o il trasferimento a un altro club. E il Milan, che ha trasformato Theo da giovane promessa del Real in campione di livello internazionale, merita di essere rispettato. Fonseca può sembrare un allenatore debole perché ha modi educati, mai sgarbati (in questo ricorda un po’ il suo predecessore Pioli). In realtà non ha paura a confrontarsi, anche in modo deciso, con i campioni: a Roma, ad esempio, lo ha fatto con Dzeko, e al Milan non ha esitato a mettere fuori squadra Leao e Theo Hernandez, poi protagonisti della clamorosa ribellione del cooling break. Anche se non è affatto molle, Paulo non dovrebbe però essere l’unico a esporsi in situazioni come queste. Quando ha protestato per gli episodi di Atalanta-Milan, è stato sconfessato dal presidente Scaroni («Gli arbitri hanno sempre ragione»). Ora che se l’è presa con la squadra, nessuno dei dirigenti rossoneri, a cominciare da Ibrahimovic, ha speso parole in pubblico per sostenerlo, per dare sostanza alla sua scomoda accusa, per far sentire il peso e la forza del club accanto all’allenatore. I vertici sono con lui, solo che non lo dicono. Ma c’è sempre tempo perché anche la società esca allo scoperto: Fonseca ha parlato, adesso tocca a chi sta dalla sua parte.
Fonte Gazzetta dello Sport (Stefano Agresti).
La situazione è questa, ormai siamo allo sbando più totale, con una dirigenza sorda ed ignorante che continua a pensare solo ed esclusivamente ai suoi affari e affarucci, proiettata a “ramazzare” qualche euro con la prossima buffonata e pagliacciata che andrà in scena domenica prossima in quel di San Siro. Questo è diventato il nostro Milan, un baraccone da soldi, una slot machine nella quale non appaiono i soldi o le mele o le ciliegie, ma magari tre magliette color vomito di cane. 125 anni di storia? E che cazzo c’è da festeggiare con una squadra dal gioco nauseante, con una panchina scossa come un cavallo al Palio di Siena? Cosa c’è da festeggiare in una stagione nella quale lo spogliatoio è completamente sordo alle direttive incomprensibili di un tecnico dichiaratamente inadeguato?
Dove sono finiti quelli che a Luglio mi rinfacciavano che Fonseca andava lasciato lavorare? Il tecnico è questo, non c’è nessuna sorpresa, si sapeva benissimo quando è stato assunto. Ma sappiamo tutti perché è stato preso…, serviva una testa di legno mediocre che non chiedesse più di tanto, che non avesse grilli per la testa, che non pretendesse di vincere in una società in cui il concetto di vittoria non esiste affatto. I quattro ignoranti a capo di questa società (Stadioni, Fonzie, il Bocconiano ed il Nerd) hanno sbagliato nello sbaglio, hanno preso un mediocre e qui sono stati perfetti; il problema è che questo ha capito che la squadra non è dalla sua parte, che la società è inesistente e quindi sta sbroccando.
Fonseca è fuori controllo. Se lui sa di favori all’Atalanta, ha il dovere di andare a riferire alla Procura Federale, altrimenti stesse zitto anziché fare la figuraccia che ha fatto! Spero che gli diano una bella lezione e che ce lo tolgano dalla panchina per un bel pò di giornate. Nessuno se ne accorgerà. Pensasse a dare una bella lezione di correttezza ai vari piagnoni e tuffatori che infestano la nostra rosa, pensasse a dare un gioco decente, pensasse a capire come passare da un gioco che va a due all’ora, magari a tre all’ora… Invece di andare a fare l’isterico dopo una partita vinta (così sembra più sincero…) pensasse a togliere la fascia di capitano a buffoni scorretti e pippe conclamate! La dai a Maignan e vai avanti! Lui da il 100%? Corrisponde al 10% di un Bortolo Mutti qualsiasi.
Fin qui il mediocre allenatore che, prendendo la metà…, doveva fare meglio di Pioli. Ma se ci avessero detto che avremmo puntato su Fonseca il triste giorno in cui abbiamo perso il derby e fatto festeggiare scudetto e seconda stella agli interisti? Saremmo stati contenti? Purtroppo il tifo milanista è totalmente disintegrato, esiste una linea dura di pochi e poi ci sono tifosi di questa proprietà, tifosi che vanno allo stadio per selfie e balletti. Si sono comprati tutto, perfino il silenzio di una tifoseria soggiogata e imbelle. Sono avvilito, non vedo come si possa uscire da questo impasse, come si possa trovare una soluzione in questa stagione.
Fonseca è questo, ma la vera tragedia è questa società assente e incompetente in cui il Fonzie Advisor fa solo i suoi interessi a caccia di follower. Il Bocconiano si sfrega le mani pensando alle magliette che venderà per questa “loro ricorrenza”, il Nerd nemmeno lo considero… Nessuno che interviene su uno spogliatoio che non segue il tecnico? Nessuno interviene su un tecnico che va in sala stampa e perde la testa? Nessuno fa nulla; nessuno a Milanello a spiegare a questi pagliacci cosa è stata la nostra storia, ma che ne sanno loro della storia? Nulla!
ALLA LUCE DI QUANTO SCRITTO E ACCADUTO NON C’E’ UN CAZZO DA FESTEGGIARE! VEDRO’ LA PARTITA, MA DI PAGLIACCIATE, BUFFONATE, MINKIATE E BALLETTI NON ME NE FREGA NULLA. SE LO FESTEGGIASSERO CON I LORO AMICHETTI DELLA STAMPA, I COLLABORAZIONISTI ED I FIANCHEGGIATORI. I LORO DEGNI COMPLICI.
Gianclint