«Per un anno abbiamo compiuto un viaggio all’interno di una famiglia triestina. Questa sui Wulz non è una mostra simile alle altre perché abbiamo potuto raccontare una storia attraverso le immagini realizzate nel loro atelier in più di cento anni di attività». Lo ha affermato Antonio Giusa che ha curato assieme a Federica Muzzarelli la mostra “Una città, una famiglia, un atelier” inaugurata ieri nella sale del Magazzino delle idee. E Federica Muzzarelli ha aggiunto che la fortuna li ha aiutati nel loro lavoro di ricerca perché nell’archivio dell’Alinari hanno ritrovato «materiali indispensabili per compiere una valorizzazione dell’attività di due donne fotografe, Wanda e Marion Wulz che non possono non essere inserite nel grande mosaico in via di definizione della fotografia al femminile».
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Questo lavoro di ricerca dei due curatori della rassegna e del catalogo che la accompagna, è andato a buon fine anche grazie alla digitalizzazione di tutte le pagine del quotidiano Il Piccolo che ha potuto essere consultato via web per definire nel tempo le attività dell’atelier dei Wulz, prima col fondatore Giuseppe, poi con suo figlio Carlo, infine con Wanda e Marion le ultime eredi di questa tradizione.
Le foto d’epoca conservate a Firenze da una quarantina d’anni, hanno innescato le ricerche dei curatori sull’evolversi della situazione triestina e gli articoli e le pubblicità presenti nel quotidiano, ne hanno completato i contorni. La possibilità di consultare le pagine del giornale ha consentito di conoscere i dettagli della costruzioni e delle vicissitudini dei piroscafi del Lloyd austriaco le cui fotografie sono ora esposte alla mostra; il giornale ha fornito preziose informazioni anche sul fortunale del giugno 1911, che provocò una ventina di morti e colò a picco e danneggiò almeno una dozzina di velieri e piccoli bastimenti. Anche queste immagini sono esposte all’interno del Magazzino delle idee.
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La Storia di Trieste per immagini si snoda attraverso ritratti di attori, attrici, musicisti, atleti, monumenti, fabbriche, palazzi, paesaggi che testimoniano l’evoluzione della città e il cambiamento della sua linea di costa. Miramare, Barcola, il porto, le rive, la torre del Lloyd sono spesso riprese in modo molto diverso da quello dei fratelli Alinari. La presenza di persone, la loro attività, ha dato vita alle riprese dei Wulz, le ha umanizzate. Al contrario i palazzi, i monumenti, i paesaggi urbani degli Alinari, sembrano realizzati dimenticando completamente l’elemento umano. Un day after, quasi che le città fossero spopolate e congelate nel vuoto. Gli obiettivi dei Wulz hanno ripreso le officine Cosovel durante l’attività lavorative e lo stesso è accaduto per i marinai che sulla coperta di un brigantino riparano le vele.
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Si potrebbe continuare con la vita dell’ippodromo, gli atleti della Ginnastica Triestina, così come le donne e gli uomini della Sezione carte da gioco dello stabilimento industriale Saul Modiano e gli operai della Fabbrica di birra Dreher, schierati ordinatamente davanti a enormi botti di legno. Non manca lo stabilimento automobilistico “Alba” che nella sua breve vita all’inizio del Novecento riuscì a sfornare una decina di vetture prima del fallimento. Le foto sono più di 300 e l’Erpac ritiene, con i curatori, che dopo questa “prima” triestina, la mostra (visitabile fino al 27 aprile, all’ingresso il catalogo di 280 pagine) possa essere proposta in altre città non solo italiane . —
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