Nessun reato, “Il Fatto” non sussiste, anzi, l’archiviazione è arrivata anche prima che si approfondissse la materia. La procura di Verona ha archiviato senza neanche arrivare a un rinvio a giudizio l’inchiesta sulle dichiarazioni di un detenuto che aveva raccontato di alcune confidenze di Chico Forti, l’ergastolano estradato in Italia grazie al governo Meloni, il quale gli avrebbe chiesto di mettere a tacere Travaglio, Selvaggia Lucarelli e un’altra persona. “Il fascicolo, senza indagati né reati, è stato archiviato il 18 novembre. In Italia non esiste il delitto di conspiracy”, fa sapere “Il Fatto”.
L’ex velista che ha scontato più di vent’anni di carcere in America per omicidio e da qualche è rientrato in Italia nel carcere di Verona, nelle fantasie del pentito, forse in cerca di pubblicità, avrebbe chiesto a un altro detenuto un contatto con la ‘Ndrangheta, promettendo favori una volta scarcerato. In cambio, nella fantasiosa ricostruzione all’origine della denuncia, il detenuto avrebbe promesso aiuto in futuro, una volta ottenuta la libertà e anche una possibile candidatura con il centrodestra. Il detenuto che avrebbe ricevuto la richiesta l’ha poi confidata al Garante dei detenuti, chiedendogli di avvertire il direttore del Fatto Quotidiano, che al rientro di Forti aveva aperto il giornale titolando “Benvenuto assassino”. Una posizione estrema, che aveva sollevato polemiche e amareggiato Forti. Ma non al punto, evidentemente, di fargli immaginare un duplice omicidio.
L'articolo Chico Forti non voleva morti Travaglio e Lucarelli: archiviata l’indagine. “Il Fatto” non sussiste… sembra essere il primo su Secolo d'Italia.