Qualcosa si muove nelle trattative per un cessate il fuoco a Gaza. I colloqui libanesi e la repentina caduta del regime siriano di Bashar al-Assad hanno distratto l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale da ciò che sta accadendo nella Striscia. Le stragi quotidiane continuano a far crescere il numero delle vittime di una guerra che dura ormai da più di un anno, ma potrebbero presto arrivare anche novità diplomatiche. Non si può infatti non tenere conto di ciò che è avvenuto a circa 11mila chilometri di distanza dall’enclave palestinese, in Texas, dove il governo americano ha deciso di rilasciare da una prigione federale uno dei suoi detenuti più illustri: Mofid Abdul Qadir Meshaal, fratellastro del più noto ex leader politico di Hamas, Khaled Meshaal.
Ufficialmente, a far terminare in anticipo di circa quattro anni la condanna ventennale per finanziamento di Hamas, inserita nella lista americana delle organizzazioni terroristiche, è stata la sua buona condotta. Ma è difficile non vedere nella decisione di Washington, pienamente coinvolta nelle trattative per arrivare a una tregua nella Striscia e alla liberazione degli ultimi ostaggi ancora nelle mani del Movimento Islamico di Resistenza, un messaggio di distensione nei confronti del partito armato palestinese. E soprattutto nei confronti di colui che ad oggi, dopo l’uccisione di numerosi leader, tra cui anche il suo successore Ismail Haniyeh, il leader dell’organizzazione a Gaza, Yahya Sinwar, e dopo la morte presunta del capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam, Mohammed Deif, è senza ombra di dubbio la figura più rappresentativa e carismatica della formazione palestinese che governa la Striscia.
Mofid Abdul Qadir Meshaal era stato condannato a 20 anni nel 2009, ma il suo rilascio è avvenuto dopo 16 anni. L’uomo non può ancora essere considerato completamente libero, dato che all’uscita dal penitenziario è seguito il trasferimento in una struttura di riabilitazione. Nato negli Anni 60 in Cisgiordania, è colpevole di aver raccolto soldi destinati a Hamas attraverso il Fondo per gli aiuti e lo sviluppo per la Terra Santa, uno dei più grandi enti di beneficenza islamici negli Stati Uniti.
Washington, però, non guarda solo ai Territori palestinesi per ammorbidire le posizioni del movimento di resistenza. Antony Blinken ha infatti chiesto anche al presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, di usare la sua influenza con Hamas per arrivare il prima possibile a un cessate il fuoco: “Nei miei colloqui con il presidente Erdogan e con il ministro Fidan, abbiamo parlato della necessità che Hamas dica sì a un possibile accordo per contribuire finalmente a porre fine alla situazione – ha dichiarato il segretario di Stato Usa in conferenza stampa congiunta con l’omologo di Ankara – E apprezziamo molto il ruolo che la Turchia può svolgere nell’usare la sua voce con Hamas per cercare di raggiungere una conclusione”. Anche Hakan Fidan, d’altra parte, ha confermato che il Paese sul Bosforo condivide questa strategia: “Siamo d’accordo riguardo a stabilire il prima possibile un cessate il fuoco a Gaza”.
L'articolo Gli Usa ‘corteggiano’ Hamas per un accordo su Gaza: scarcerato il fratellastro di Khaled Meshaal. Blinken: “Turchia faccia pressione” proviene da Il Fatto Quotidiano.