Cala la sera sul Circo Massimo, ma la Sala Cristoforo Colombo è ancora gremita e vibrante di aspettative per il dibattito intitolato Peacekeepers: La via italiana alla costruzione della pace. Ad aprire il panel, moderato dal giornalista Francesco Verderami e introdotto dal senatore di FdI Giulio Terzi di Sant’Agata, è il presidente della Camera Lorenzo Fontana, che subito va dritto al punto: «Tutto ciò che riguarda il Mediterraneo riguarda anche noi».
«Il ruolo dell’Italia come pacificatore e stabilizzatore nella regione mediorientale è un ruolo fondamentale», aggiunge Fontana, affrontando poi il tema della guerra in Ucraina. «Sarà difficile chiamarla pace, ma bisogna lavorare quantomeno a un congelamento del conflitto. Penso che anche negli Usa stiano riflettendo per tentare di arrivare a questo, non sarà un percorso facile, bisogna mettersi a un tavolo, ci sarà tanto da lavorare».
Per il ministro della Difesa, Guido Crosetto, «possiamo riacquistare condizioni di pace, di sicurezza, come abbiamo fatto adesso in Libano. L’Italia e la Meloni hanno avuto un ruolo fondamentale in quella tregua ma adesso dobbiamo difenderla e preservarla. Stiamo facendo lo stesso per Gaza, e io mi aspetto a giorni – annuncia – qualche notizia positiva anche per Gaza». Crosetto traccia poi uno scenario che fa riflettere: «Per decenni abbiamo ragionato come se ci difendessero sempre gli Usa e i soldi spesi in Difesa venivano visti come tolti ad altre priorità. Ma tra due mesi ci sarà chi ci dirà chiaramente “ora vi difendete da soli”. Dobbiamo farci trovare pronti». «Le risorse destinate alla Difesa andrebbero escluse dal patto di stabilità», aggiunge, sottolineando l’importanza di escludere queste spese dal Patto di Stabilità.
Poi, con il tono franco che lo contraddistingue, afferma: «La cosa più politicamente schifosa che si possa fare è mettere in concorrenza le spese della Difesa con gli asili, le scuole, la sanità. Sono due cose completamente diverse: la difesa sta alla scuola, alla sanità, alla cultura come prerequisito, senza la difesa non ci sono ospedali, non ci sono scuole, non c’è libertà, non c’è democrazia». «Io sono stufo di dovermi confrontare tutti i giorni con i 5 Stelle che con Conte hanno accettato il 2%, l’hanno firmato, l’hanno sottoscritto e adesso fanno finta che non sia un loro problema. Allora chi era quel presidente del Consiglio che alla Nato ha detto sì per due governi consecutivi: era Conte o era il suo sosia». E aggiunge «Se è così perché ha cambiato idea, perché cambia idea a seconda se sta nella maggioranza o all’opposizione. Bene, la Meloni non ha cambiato idea, da quando era all’opposizione a quando è andata in maggioranza, perché gli statisti fanno così, i quaquaraquà fanno altre cose».
«È inutile parlare ora di una cosa che tutti vorremmo, la pace in Ucraina, ma che è ancora lontana», dice poi Crosetto ai giornalisti che a margine del dibattito gli chiedono dell’esito del 20esimo vertice 5-5 dei ministri della Difesa a Madrid e della possibilità che l’Italia partecipi, dopo il cessate il fuoco, a una operazione di peacekeeping, letta da alcuni come una accelerazione. «Ho detto che tutte le volte che scoppierà una pace e ci sarà bisogno di contingenti internazionali, l’Italia non si tirerà indietro perché le nostre forze armate sono sempre state le prime a difendere in ogni contesto una pace raggiunta, saremmo onorati di farlo in qualunque parte del mondo voce ne fosse bisogno».
«La difesa è un pezzo dell’industria italiana con un impatto importante sul resto della manifattura e dell’economia in generale. Ma è sempre più difficile fare un dibattito serio con l’opinione pubblica sui temi della difesa», sottolinea anche il deputato di Azione e segretario del Copasir, Ettore Rosato. «Di questo – aggiunge – dobbiamo essere consapevoli e dire che più di qualche partito non si assume la responsabilità di spiegare le cose e perché gli investimenti sulla difesa sono indispensabili, anche per la tenuta del nostro rapporto con i nostri alleati. Ci sono Paesi Nato, Paesi nell’Unione Europea, che investono il 5-6% del Pil e lo fanno anche per difendere noi».
Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, porta sul tavolo il ruolo dell’industria italiana. «Leonardo ha grandi numeri ma siamo molto piccoli rispetto a quello che potremmo essere. Gli americani, nel 2023, sul piano militare hanno fatto acquisizioni per 250 miliardi di dollari, gli europei, tutti, 110 miliardi di dollari. Noi ci stiamo proponendo come hub dell’integrazione europea. Il nuovo anno porterà delle belle sorprese».
Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali, chiude il cerchio con una riflessione che spinge a guardare oltre l’immediato: «Il vero nemico col quale non possiamo negoziare è il tempo. Se vogliamo avere una nazione sicura da qui a dieci anni, è ora che dobbiamo investire per diventare una grande nazione». Una frase che riecheggia come un monito, sollecitando scelte coraggiose e lungimiranti.
L'articolo Atreju, Crosetto contro le falsità della sinistra: “Schifoso mettere in concorrenza la difesa con scuole e asili” sembra essere il primo su Secolo d'Italia.