Il dibattito sul caso di Jannik Sinner continua a scuotere il mondo del tennis e più in generale dello sport, riportando al centro dell’attenzione le regole antidoping della Wada. Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha voluto dire la sua, commentando con un tono che oscilla tra provocazione e proposta: “Perché non applicare ora le nuove regole della Wada al caso di Jannik Sinner?”. Le sue parole riflettono la complessità di una vicenda che sembra aver messo in crisi le certezze della lotta al doping. La WADA poche settimane fa ha fatto ricorso al Tas di Losanna contro il proscioglimento di Sinner deciso dall’Itia. Parallelamente, l’agenzia ha annunciato una revisione del codice antidoping, che entrerà in gioco nel 2027, riconoscendo implicitamente che le norme attuali possono risultare troppo rigide in alcuni contesti, proponendo un tavolo di lavoro che pone dei valori soglia sotto i quali non si rischia nulla. Questo cambiamento, però, non sarà applicato retroattivamente, il che lascia aperti molti interrogativi.
Abodi, nel suo intervento, ha sottolineato proprio questo punto: “Da un lato verrebbe da dire che non è mai troppo tardi, e dall’altro, essendo arrivati a questa conclusione, perché non applicarla subito?”. Con queste parole, il ministro ha evidenziato una contraddizione intrinseca nel comportamento della Wada. Secondo lui, il caso Sinner ha avuto almeno il merito di stimolare un ripensamento nelle politiche antidoping, portando a un approccio più equilibrato e ragionato: “Contrastare il doping passa anche nella capacità di interpretare i fatti in modo più puntuale, in modo più profondo”.
Francesco Maconi
