Ripete che arriverà al tavolo del 17 al ministero con un “piano chiaro” e che ha una “ossessione” in testa: “Mantenere le attività in Italia”. Però dettagli al momento non ce ne sono, solo buone intenzioni. E nessuna novità concreta. Anzi, c’è anche un avviso: siccome si inizierà a produrre la 500 ibrida a Mirafiori nel novembre 2025, “vuol dire che dobbiamo gestire l’anno così”. Tradotto: la fabbrica torinese, che riaprirà solo a fine gennaio, dovrà sopportare nuova cassa integrazione. L’incontro con Jean-Philippe Imparato, responsabile Europa allargata di Stellantis, non soddisfa i sindacati. Per Michele De Palma, segretario della Fiom-Cgil, è una “falsa partenza” dopo la gran cassa mediatica montata per volontà di John Elkann dopo la separazione da Carlos Tavares.
Per “riconquistare la fiducia”, dice invece il leader della Uilm Rocco Palombella, Stellantis “deve passare dalle dichiarazioni di principio ai fatti concreti” a iniziare dal tavolo ministeriale. I sindacati, sottolinea Palombella, chiedono “missioni di ciascun stabilimento” e risposte “sulle innumerevoli imprese dell’indotto che rischiano una imminente chiusura”, come denunciato anche da Anfia negli scorsi giorni paventando il rischio di quasi 40mila posti di lavoro in fumo già nei prossimi mesi. Nel faccia a faccia con Imparato, invece, “abbiamo ascoltato parole distensive, ma ancora nessun progetto nuovo e significativo”. Anche perché, come prevedibile, “il 2025 sarà un anno terribile con gli stessi volumi produttivi del 2024 e solo nel 2026 forse inizieremo a vedere una inversione di tendenza”, conclude Palombella.
L’incontro, durato due ore, è una manfrina nel corso della quale Imparato ha ribadito che l’Italia sarà “il punto centrale della strategia” di Stellantis”. Ha però dovuto ammettere che il 2025 non sarà un anno di rilancio per i volumi produttivi, inchiodati a livelli tragici negli ultimi 12 mesi: “Sarà un anno difficile, di enorme trasformazione, dobbiamo essere uniti”. Una ripresa si vedrà, nel caso, dal 2026 ma i prossimi dodici mesi saranno di nuovo carichi di ammortizzatori sociali. A iniziare da gennaio, con Atessa e Mirafiori che non riapriranno il 7 gennaio. “Novità concrete” vengono chieste anche dal segretario della Fim-Cisl Ferdinando Uliano su investimenti e produzioni. “Oggi – ha ribadito la Fiom – non è emersa nessuna novità rispetto a nuovi modelli e non c’è stato nessun aggiornamento rispetto al progetto di gigafactory di Termoli, dopo che è di questi giorni l’avvio di una joint venture tra Stellantis e Catl per la produzione di batterie in Spagna”. La grande fanfara degli scorsi giorni inizia a sgonfiarsi.
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