E se la vicenda del cardinale Angelo Becciu non fosse come ce l’hanno raccontata? Nel libro “Il caso Becciu”, del giornalista e scrittore Mario Nanni, ex redattore capo centrale dell’ANSA, viene messa clamorosamente in discussione la condanna in primo grado al porporato sardo che, il 16 dicembre 2023 è stato condannato dal Tribunale Vaticano a cinque anni e sei mesi di reclusione, per due peculati e una truffa aggravata, in relazione alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.
Nel pamphlet edito da Media&Books, Mario Nanni in 235 pagine, sulla base di un’ampia documentazione sia processuale che mediatico-giornalistica, confuta drasticamente lo svolgimento del “processo del secolo”, le sue conclusioni, e nella principale fattispecie il trattamento riservato al cardinale. Più che eloquenti, per comprendere fin da principio sia il contenuto che il tono del volume, sono il sottotitolo, “(In)Giustizia in Vaticano”, e il sommario di prima pagina, “Dizionario delle omissioni, anomalie, mistificazioni, misteri e veleni”.
Il libro inanella con inappuntabile puntualità le presunte contraddizioni e abnormità di una vicenda giudiziaria clamorosa e a suo modo oscura, nata in Vaticano, che ha fatto il giro del mondo creando scandalo, incredulità e sconcerto, a cominciare da un dato singolare: per vedere un cardinale a processo bisogna risalire a cinque secoli addietro. È stata infatti la prima volta in assoluto, invece, di un cardinale condannato da un Tribunale di laici.
Becciu, 76 anni, originario della Sardegna, ex Sostituto della Segreteria di Stato, è il protagonista indiscusso. Ma accanto a lui sfilano figure degne di un feuilletton ottocentesco: broker spregiudicati, uomini d’affari con la disinvoltura di giocatori d’azzardo, e il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, ritratto come una sorta di inquisitore moderno, armato di dialettica tagliente e domande martellanti.
In un’aula spesso rovente, tra scontri e duelli verbali, non sono mancati i richiami del presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, che ha appena lasciato l’incarico per raggiunti limiti d’età. Un personaggio a sua volta con le caratteristiche da protagonista di un romanzo a parte: ex procuratore romano, quindi prestato alla giustizia vaticana, è il regista che cerca di tenere insieme una sceneggiatura che rischia costantemente di andare fuori copione.
Ciò che emerge dal libro sul caso Becciu di Nanni è un processo che, al di là delle aule, ha spaccato l’opinione pubblica e lo stesso Vaticano. Da una parte, le accuse pesanti – i famosi 100mila euro dirottati alla diocesi di Ozieri o i fondi per i migranti gestiti in modo controverso – e un’imponente macchina accusatoria che ha prodotto milioni di file e chilometri di verbali. Dall’altra, una difesa agguerrita che denuncia macchinazioni, omissioni e una volontà precisa di ”mostrificare” il cardinale.
E poi, sullo sfondo, Papa Francesco, il pontefice argentino del “Chi sono io per giudicare”… che stavolta ha avuto un ruolo di ”giudice ultimo” e capo assoluto dello Stato della Città del Vaticano. Un ritorno al Papa Re? Un monito per tutti? Alla fine, il cardinale Becciu – condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi – non si sottrae al confronto. “Io non fuggo dal processo”, ha dichiarato. E il libro di Nanni raccoglie questa sfida: una guida per capire le luci e le ombre di un caso che, tra finanza, diritto canonico e misteri vaticani, continuerà a far parlare.
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