Non si accontenta di essere il leader che sta di fatto guidando il riassetto politico in Siria. No. Recep Tayyip Erdogan punta a ritagliarsi il ruolo di mediatore anche nel continente africano. Mercoledì, il capo di Stato turco ha ricevuto separatamente ad Ankara il primo ministro etiope Abiy Ahmed e il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud. Secondo il Daily Sabah, agli incontri hanno preso parte anche il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, e il capo dell’intelligence Ibrahim Kalin.
Nonostante non siano stati forniti dettagli sul meeting, non è un mistero che i rapporti tra l’Etiopia e la Somalia si siano notevolmente guastati negli ultimi tempi. All’inizio dell’anno, Addis Abeba ha firmato un accordo con il Somaliland: sulla base dell’intesa, quest’ultimo garantisce all’Etiopia un accesso al Mar Rosso in cambio di un eventuale riconoscimento diplomatico. Ricordiamo che, pur essendosi proclamato indipendente nel 1991, il Somaliland viene considerato dalla Somalia come parte del proprio territorio.
Ecco perché, negli scorsi mesi, è significativamente aumentata la tensione tra Addis Abeba e Mogadiscio. Una situazione che ha fatto temere l’esplodere di un conflitto. Non a caso, a ottobre, Somalia, Eritrea ed Egitto si sono impegnati a rafforzare i propri rapporti in materia di sicurezza: una mossa che ha irritato l’Etiopia. Insomma, è chiaro che Erdogan sta puntando a ridurre la tensione nell’area. E attenzione: il suo non è un obiettivo esattamente disinteressato.
Nel 2021, la Turchia siglò un accordo di cooperazione nel settore della Difesa con Addis Abeba. In particolare, il Guardian riportò che probabilmente il sultano riforniva l’Etiopia di droni Bayraktar TB2. Era invece febbraio scorso, quando Ankara e Mogadiscio hanno firmato un’intesa decennale per collaborare nei settori di economia e difesa. “In base al patto decennale, la Turchia contribuirà a difendere la lunga costa della Somalia e a ricostruire le forze navali della fragile nazione del Corno d'Africa”, riportò all’epoca Deutsche Welle.
Ovviamente questi accordi hanno conferito al sultano un’ampia influenza sia sull’Etiopia che sulla Somalia. Erdogan non ha quindi alcun interesse a un incremento della tensione nell’area. Tanto più che la presa sul territorio somalo gli garantisce, soprattutto attraverso la città di Bosaso, una proiezione sul Golfo di Aden. Come ha fatto con la crisi ucraina, il presidente turco punta a ritagliarsi il ruolo di mediatore per assumere centralità dal punto di vista geopolitico. E lo sta facendo su più tavoli contemporaneamente.