Seconde case e Comuni: sono su questi soggetti in particolare che andrà ad incidere maggiormente l’aumento del 9% previsto per il 2025 della tariffa dell’acqua. Ieri all’assemblea del Consiglio di bacino sono state presentate ai sindaci le simulazioni eseguite dal comitato istituzionale per spalmare in maniera equilibrata gli incrementi distinguendo tra utenti domestici, imprese del settore primario, dell’industria e artigianato e del terziario.
Il lavoro è stato complesso come ha precisato il presidente Camillo De Pellegrin che ha spiegato la ratio che sottende alle simulazioni. Simulazioni che, dopo le opportune modifiche decise dai primi cittadini, dovranno diventare realtà entro il 17 dicembre quando gli incrementi tariffari saranno votati dai sindaci.
«Abbiamo cercato di salvaguardare attività economiche e sociali importanti per il territorio come bar, ristoranti ma anche case di riposo prevedendo per queste tipologie di utenze aumenti contenuti e ragionati anche in base alla valenza che hanno per la provincia», ha precisato il direttore Giuseppe Romanello, «privilegiando anche i 67.380 utenti domestici residenti rispetto ai 54.756 non residenti, cioè i proprietari delle seconde case per cui in media potranno subire, secondo il sistema adottato dal comitato, un incremento di 36 euro».
le utenze domestiche
Ad esempio, una utenza domestica residente composta da una persona con un consumo medio annuo di 55,3 metri cubi se adesso spende 124,53 euro, nel 2025 secondo l’articolazione tariffaria prevista dal comitato andrebbe a pagare 123,84 euro «meno che adesso. Anzi meno anche di quanto potrebbe pagare se applicassimo gli attuali parametri in essere che porterebbero la spesa a 135,92 euro», hanno precisato De Pellegrin e Romanello. Quest’ultimo ha anche evidenziato come ci siano delle tariffe base diverse a seconda delle utenze.
Seconde case e attività economiche
Un proprietario di seconda casa, invece, con un consumo annuo di 27 metri cubi se oggi paga 153,39 euro, nel 2025 con i nuovi parametri andrebbe a spendere 190,10 euro. I pubblici esercizi come bar, ristoranti, trattorie e mense con un consumo medio di 325 metri cubi dagli attuali 802,61 euro potrebbero passare a 792,69 euro, risparmiando qualche euro.
Un hotel con piscina, dagli attuali 9.228 euro dovuti per un consumo di 3226 metri cubi di acqua si troverebbe a pagarne 7.998, invece dei 10mila euro che andrebbe a sborsare se venissero utilizzati i parametri attuali.
Gli ospedali con un consumo di 15.819 metri cubi dagli attuali 25.966 euro potrebbero spenderne 27.335, e le case di riposo potrebbero passare dai 2.513 euro (per un consumo idrico di 3543 metri cubi) ai 2.820 euro.
Anche scuole, carceri, uffici comunali avrebbero un aumento significativo «a dimostrazione che come enti locali siamo pronti ad accollarci gli incrementi pur di non incidere troppo sulle utenze domestiche residenti e sulle attività economiche», ha tenuto a ribadire il presidente De Pellegrin che ha evidenziato come il gestore Bim Gsp potrebbe utilizzare quei 20 milioni incassati dalla fusione per incorporazione di Bim Infrastrutture per sostenere parte degli investimenti e ridurre così il carico sulla tariffa.
I dubbi dei sindaci
Alcuni sindaci, però, si sono detti preoccupati per gli incrementi per servizi come quelli delle case di riposo «che già sono in difficoltà finanziaria: viste tutte le spese che devono sostenere dobbiamo evitare che aumentino ancora di più le rette per riuscire a coprire i costi», ha detto Ivan Minella, primo cittadino di Santa Giustina, il quale già domani presenterà una sua proposta al comitato.
Preoccupazione hanno espresso anche l’assessore di Feltre, Andrea Bona e il sindaco di Livinallongo, Oscar Nagler per gli aumenti nel settore agricolo. «Il consumo maggiore di acqua per il settore agricolo in provincia è legato alla zootecnia: aumentare i costi per queste attività potrebbe rivelarsi controproducente e penalizzante», ha detto Bona a cui ha fatto eco Nagler precisando che «gli agricoltori hanno già subito una diminuzione contributiva quest’anno per cui non è pensabile di andare a colpirli ulteriormente visto l’importanza della loro attività per il territorio e l’ambiente».
Dal canto suo l’assessore di Cortina, Giorgio Da Rin pur condividendo la necessità di non incidere troppo sul settore primario, ha espresso le sue perplessità in caso di aumenti continui «sui proprietari delle seconde case. Questi non devono rappresentare l’unica soluzione per coprire altri aumenti».
Adesso il comitato dovrà fare tesoro delle indicazioni venute dai sindaci e riformulare nuove tariffe da applicare dal 2025.