Di sorelle è piena la letteratura, e il teatro pure. A volte, di sorelle cattive. Ampia notorietà ebbero, alla fine degli anni ’40, le due sorelle Papin, cameriere nubili e aspiranti assassine, che il drammaturgo francese Jean Genet ha reso famose con titolo più importante della sua carriera: “Le bonnes”, ossia le serve.
Non sono serve, però, le sorelle che lo scrittore croato Tomislav Zajec ha scelto per la sua creazione “Scrofe / Svinje”, che venerdì 6 dicembre alle 20 debutterà al Teatro Stabile Sloveno.
La collocazione sociale di Ibru e Piccola Ibru è ben diversa. Potremmo dirle imprenditrici. Gestiscono infatti un’azienda. Fortunate loro: piacerebbe a noi tutti. Non a tutti piacerebbe però il settore aziendale in cui si prodigano. Macellazione. Di suini. Lo si può facilmente capire dal titolo dello spettacolo che, partendo dal testo di Zajec, il regista Primož Ekart ha confezionato per due attrici con una presenza importante e continuativa nella compagine del TSS, Tina Gunzek e Nikla Petruška Panizon.
Con le sorelle di Jean Genet, queste due condividono però qualcosa. Un trauma, un lato oscuro, qualcosa che è dentro, e che può venire fuori solo attraverso il teatro. Non certo quello dei palcoscenici, ma un teatrino domestico, cui si prestano in solitudine, nel loro triste e scombinato monolocale. Indossano allora tacchi e bombetta, trucco e parrucco, e si fingono altre. Per non apparire ai loro stessi occhi ciò che effettivamente sono: due derelitte, due marginali.
Dall’oscurità, che assomiglia a quella in cui tengono e macellano i maiali, emergono i tratti criminali delle due. Far fuori chi, nella vita, le ha maltrattate, ha negato loro l’infanzia, non ha riconosciuto quel talento artistico che una di loro pensa di possedere. Macellare i ricordi, i brutti ricordi, se così si può dire.
Il testo originale di Zajec è grottesco, duro, un mondo chiuso. Il regista Ekart ha scelto di aggiungerci in qualcosa che è nelle corde delle due attrici, e che incide sul tono del loro ménage. La danza, il canto, lo smalto di una Broadway dell’immaginazione. Che nel loro illusionistico teatrino le due alternano al rituale di macellazione dei ricordi.
Ha scritto la dramaturg Helena Šukljan: «Le sorelle vivono insieme da anni e possono contare solo l’una sull’altra. Rappresentano una famiglia, un luogo sicuro, l’unica possibilità di interazione sociale. Si sono arenate nella propria solitudine, nascondendosi davanti al mondo. E così, continuando a ripetere all’infinito le proprie scene in quel porcile, plasmano la propria realtà e danno senso alla propria vita».
La scenografia, realizzata nei laboratori del TSS, è di Sara Slivnik, i costumi sono stati scelti da Tina Kolenik. Coreografie di Rosana Hribar. Luci di Andrej Hajdinjak.
In occasione del debutto dello spettacolo (le repliche proseguono fino al 29 dicembre) è prevista l’apertura di una mostra, che celebra i 60 anni dall’inaugurazione del Kulturni Dom di Trieste, sede del Teatro Stabile Sloveno. In collaborazione con il Museo provinciale di Celje, verrà allestita “Vasaio. Fumista. Artista. Franjo Felicijan a Trieste”, esposizione con la quale l’autrice Barbara Trnovec valorizza il lavoro dell’autore delle 12.000 mattonelle artistiche in ceramica, pezzi unici che caratterizzano l’interno del Kulturni Dom. —