Era in sciopero della fame da inizio novembre, in protesta contro le condizioni disumane di prigionia a cui è sottoposta era sottoposta nel carcere di Evin, e per contestare l’obbligo di velo imposto alle donne anche dove era detenuta. E ora la premio Nobel per la pace iraniana Narges Mohammadi, dietro le sbarre dal novembre 2021, è stata rilasciata per tre settimane per motivi medici. “In base al parere del medico legale, la Procura di Teheran ha sospeso l’esecuzione della pena (è stata condannata a 13 anni di carcere, ndr) per tre settimane e la donna è stata rilasciata”, si legge nel post del suo avvocato Mostafa Nili.
La procura di Teheran ha deciso di sospendere la sua condanna a 13 anni di carcere e la donna – che ha sofferto di varie malattie durante la sua prigionia, tra cui problemi cardiaci – è stata portata via dalla prigione di Evin in ambulanza. Nili ha aggiunto che l’attivista per i diritti umani aveva recentemente subito un intervento chirurgico, ma a inizio novembre le autorità carcerarie si erano rifiutate di trasferirla, nonostante soffrisse di problemi cardiaci e polmonari, proprio a fronte del suo rifiuto di indossare un hijab. Era stata dunque assistita da un’equipe medica direttamente nella sua cella, ma le sue condizioni erano già gravi.
L’attivista iraniana è stata premiata lo scorso ottobre, sull’onda delle proteste scatenate dalla morte della 22enne Mahsa Amini, per “la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e l’incessante battaglia, con costi personali enormi, per favorire i diritti umani e la libertà per tutti”. Negli ultimi 25 anni è stata sistematicamente imprigionata per le sue campagne di attivismo: al momento sta scontando una somma di condanne pari a 31 anni.
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