Stellantis, un dossier sempre più complicato dopo le dimissioni (la cacciata?) di Carlo Tavares da ceo della multinazionale guidata da Lapo Elkann. Che ieri è crollata alla Borsa di Parigi a 11,7 euro, la quotazione più bassa dal 2022. La notizia è stata accolta come un sollievo da Fratelli d’Italia, che chiede che il presidente di Stellantis riferisca al più presto in Parlamento e la premier Giorgia Meloni assicura che farà di tutto per difendere l’occupazione e l’indotto.
“Ho parlato con Elkann, ci parlo sempre”, premette intervistata a Quarta Repubblica su Rai 4. “Non entro nel merito delle scelte di una grande multinazionale, ma faremo del nostro meglio per difendere l’occupazione e l’indotto, dice. E ricorda: “Abbiamo un tavolo convocato a metà dicembre, speriamo possa essere risolutivo”. La presidente del Consiglio per quasi mezz’ora di intervista, affronta tutti i temi caldi dell’agenda di governo e certo non si sottrae alla domanda sulla notizia del giorno. Parlando del futuro dell’automotive annuncia che l’intenzione del governo è quella di affrontare la partita “ad un altro livello”. L’Italia “è alla testa di un gruppo di 15 Paesi che vogliono rivedere la fine del motore endotermico”: questa la sfida.
La priorità di Palazzo Chigi in queste ore è tutelare i lavoratori anche evitando di andare allo scontro con il presidente John Elkann, che tutti i partiti invocano per un’audizione. “Ci parliamo da due anni”, dice la premier, che non rinuncia a lanciare una frecciata ai sindacati nostrani. “Non entro nel merito delle scelte, ma credo siano figlie di alcune battaglie sindacali molto forti fatte dai sindacati americani e francesi, quello italiano invece è stato un po’ afono. Vediamo cosa accadrà”.
Il successore di Tavares ora dovrà prendere decisioni cruciali sulle politiche di ogni marchio per fermare l’agonia delle mancate vendite. Tavares ha tagliato fuori buona parte dei fornitori, dei concessionari che hanno considerato troppo onerosi alcuni modelli, si è inimicato i sindacati e i responsabili politici. Il comitato esecutivo con a capo il presidente Elkann ha il compito di nominare il successore di Tavares entro la metà del 2025. A Mirafiori che occupa 2800 addetti alla produzione, l’attività delle carrozzerie è ferma sino all’8 gennaio, quelli delle presse saranno in cassa di integrazione tre giorni alla settimana. A Pomigliano (4.200 lavoratori), utilizzando cassa integrazione, ferie e festività, il lavoro riprenderà solo dopo l’8 di gennaio. Stessa situazione nello stabilimento di Cassino (2.600 lavoratori). Melfi (5.300 lavoratori) è operativa due giorni alla settimana, con un solo turno, anche qui la riapertura si vedrà dopo l’Epifania.
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