«Questa idea di rielaborare alcuni brani di Giacomo Puccini ha più di venti anni, per la precisione ventitré. L’ho sempre trovato moderno e la sua produzione molto simile a quella dei Beatles: un autore seriale di successi indiscussi». Parola di Antonella Ruggiero, una delle voci più belle, raffinate e virtuose della canzone italiana, che ha coronato finalmente il suo sogno di rendere omaggio al grande compositore lucchese, in occasione dei 100 anni della sua morte, nell’album Puccini? disponibile nei formati CD Digipack, vinile e in digitale su etichetta Libera/BMG. La produzione artistica e musicale è di Roberto Colombo, mentre l’adattamento musicale di Francesco Buzzurro nei brani in cui è presente la chitarra.
Il punto di domanda del titolo Puccini? indica la volontà della Ruggiero di «un balcone affacciato sull'ignoto, una puntata al buio in bilico tra il timore e il desiderio di addentrarsi, di azzardare, è la voglia di territori sconosciuti», come scrive Elio Aldrighetti nelle nota stampa del progetto discografico. Un lavoro lungo, complesso e ambizioso, che ha preso il via nel 2001 registrando in studio un primo brano, a cui è seguito nel 2009 un percorso di rilettura di sette arie, in ambito elettronico, partendo dalle partiture originali. La scelta del repertorio è stata fatta seguendo l’amore per le singole arie, senza considerare se si trattasse di arie per voce femminile o maschile. Anche la scelta delle tonalità si è allontanata, in alcuni casi, da quelle originali, privilegiando quelle che risultassero più naturali nel canto. Nel 2012 sono stati registrati questi ed altri brani con l’adattamento musicale di Francesco Buzzurro nei brani in cui è presente la chitarra e, da allora, ogni due o tre anni queste incisioni sono state riprese e rielaborate, arrivando al risultato finale dell’album Puccini?.
Nel disco troviamo Recondita armonia (Tosca), E lucevan le stelle (Tosca), Ch'ella mi creda (La fanciulla del west), O mio babbino caro (Gianni Schicchi), Sogno d'or (Sogno d'or), Chi il bel sogno di Doretta (La rondine), Nessun dorma (Turandot), Signore, ascolta (Turandot) e Coro a bocca chiusa (Madama Butterfly). «Ho immaginato Puccini che, ascoltando queste particolari trasposizioni, si sia divertito ad uscire dal territorio granitico del mondo dell’opera, diventando a sua volta protagonista di sé stesso nei giorni nostri», ha dichiarato Antonella Ruggiero a proposito dell’album. La cantante genovese, da sempre aperta alle sperimentazioni nel corso della sua lunga e fortunata carriera (ricordiamo il sorprendente album Registrazioni moderne del 1997, dove i classici dei Matia Bazar si ibridano con il rap, il rock e l’elettronica) è sempre stata affascinata dalla figura di Puccini: «La sua costante ricerca della solitudine, nonostante il grande successo ottenuto, dimostra la volontà e necessità di concentrarsi sulla particolarità e sulla sensibilità propria del mondo femminile per cercare di comprenderne la complessità. È sempre stato vissuto come gran conquistatore, ma credo invece che sia stato esattamente il contrario: si è sempre fatto conquistare dall’intelligenza, oltre che dalla bellezza, nel senso più completo, delle donne. Non il ragno che tesse la tela, ma l’insetto che ne rimane prigioniero».
L’album è un’operazione musicale e culturale di alto profilo, che ha il merito di rendere fruibili alcune delle arie più belle di Puccini anche al di fuori del circuito del melomani, presso un pubblico più ampio, senza mai però banalizzarle o snaturarle Antonella Ruggiero è riuscita a cogliere l’essenza dei brani e a darle la sua personale e intima interpretazione, mettendo la sua tecnica vocale sopraffina sempre al servizio delle emozioni. Anche se sono passati ormai 35 anni dall’inizio della sua carriera solista, il nome di Antonella Ruggiero è ancora legato a filo doppio a quello dei Matia Bazar, che devono a lei, oltre a una buona fetta del loro successo, anche lo stesso nome della band. Nel 1975, quando ancora giovanissima disegnatrice pubblicitaria, ma già dotata di una voce incredibile, venne notata dagli altri quattro componenti originali del gruppo, Antonella si autodefiniva ironicamente “Matia”, mutuato dal genovese “matan”, letteralmente “pazza”. Dotata di un talento bizzarro ed estroso, già allora era chiaro che la cantante genovese sarebbe stata la stella intorno alla quale sarebbe ruotata la band, che la omaggiò chiamandosi Matia Bazar. Dal primo album del 1976, chiamato semplicemente Matia Bazar, fino a Red Corner del 1989, ultimo album del gruppo con la Ruggiero come cantante, è stata una cavalcata trionfale sia in Italia che in Europa, con hit del calibro di Solo tu, Stasera che sera, Per un’ora d’amore, Ti sento, Tu semplicità, Fantasia, fino al loro capolavoro Vacanze romane. Le loro strade si sono poi divise, con la cantante che ha spinto l’acceleratore sulle sperimentazioni sonore che, dagli anni Ottanta in poi, hanno più volte caratterizzato il sound dei Matia Bazar. Negli ultimi anni la Ruggiero si è divisa tra commistioni fra musica orientale e occidentale, musica sacra, world music, melodramma, elettronica e classici del musical, della canzone italiana dei primi del Novecento e dei canti natalizi. Un percorso ampio e variegato, il cui filo conduttore è sempre stato la qualità.