Domani sarà il giorno decisivo per il governo francese guidato da Michel Barneir. È stato infatti calendarizzato per mercoledì il voto di sfiducia nei confronti dell’esecutivo. È probabile che l’estrema destra di Marine Le Pen voterà contro il governo come le forze di sinistra, determinando la fine del governo entrato in carica solo lo scorso 5 settembre, dopo le elezioni anticipate che si sono svolte in giugno.
Lunedì il primo ministro Barnier ha utilizzato l’art. 49.3 della Costituzione che consente di forzare il passaggio della legge di bilancio in Parlamento ma che espone il governo ad un voto di sfiducia. Le Pen aveva sottoposto al premier una serie di richieste di modifica alla manovra di cui Barnier si era detto disponibile ad accoglierne alcune (ha accettato di non tagliare i rimborsi per i medicinali e di ridurre l’assistenza medica per i migranti) ma non la piena indicizzazione delle pensioni.
La tormentata fase politica del paesesta avendo ripercussioni sui mercati con gli investitori che guardano con preoccupazione alla situazione dei conti pubblici francesi. La manovra è stata impostata per riportare il deficit dal 6 al 5% del Pil, valore comunque ampiamente superiore ai limiti fissati dall’Ue. I rendimenti dei titoli di Stato francese sono da qualche giorno in linea, quando non leggermente superiori, con quelli della Grecia e ben al di sopra di quelli spagnoli. Il differenziale con i tassi dei bund tedeschi (spread) è ai massimi dal 2012. Soffrono anche i gruppi finanziari francesi come Axa, Société Générale, Bnp e Credit Agricole, che possiedono molti dei bond francesi.
Lunedì il ministro delle Finanze Antoine Armand ha affermato che ci sarebbero conseguenze dolorose per l’economia se il governo dovesse cadere nei prossimi giorni. Affidarsi alla legislazione di emergenza costringerebbe altre 380mile famiglie a pagare l’imposta sul reddito e 18 milioni di utenti vedrebbero aumentare le loro bollette. Anche gli aiuti di emergenza per gli agricoltori sarebbero bloccati.
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