Quattro chitarre alla conquista dell’Europa, partendo dalla città del “No se pol” e dimostrando che “se pol”. I 40 fingers, al secolo Emanuele Grafitti, Matteo Brenci, Enrico Maria Milanesi e Andrea Vittori sono in partenza per un nuovo tour che li porterà ad esibirsi in 19 teatri in 15 nazioni europee oltre che in 7 città italiane. «Partiamo ora e torniamo ad aprile - spiega Brenci -. Si tratta di un tour impegnativo che ci porta in un sacco di paesi in cui non siamo mai stati e che ci incuriosiscono, come la Finlandia, la Lituania, la Lettonia o l’Estonia».
In questo nuovo tour, prodotto da Vigna Pr, i fuoriclasse triestini non faranno tappa in regione, bensì suoneranno il 14 dicembre a Conegliano, anche se è vicina anche Lubiana, la capitale slovena in cui daranno ufficialmente avvio ai loro live martedì sera e dove, per l’occasione, hanno già esaurito il Cankarjev dom.
«In questi giorni stiamo lavorando alla scaletta - spiega Brenci - e stiamo sperimentando molto. Il fatto che ognuno di noi venga da background differenti e ascolti generi musicali molto diversi, è sempre un punto di forza per noi perché ci permette di lavorare su molteplici idee. Il nostro spettacolo è un po’ come noi, spazia tra i generi e si compone di molte cover, comprese quelle che sono disponibili su Youtube che sono sempre le più amate dal pubblico».
In scaletta, quindi, non mancheranno capolavori come “Africa” dei Toto, la colonna sonora di “Star Wars”, “Bohemian Rhapsody” dei Queen of “Message in a bottle” dei Police. «Sarà un concerto coinvolgente, rock, perfetto per tutti - aggiunge Brenci - anche perché quando suoniamo fuori dall’Italia tutto cambia: il pubblico, le loro reazioni, e il loro calore. Abbiamo imparato molto nei paesi che abbiamo iniziato a frequentare ormai da tempo come la Serbia, il Montenegro, la Croazia, l’area balcanica e dell’est ha una cultura diversa riguardo la musica strumentale a cui riservano festival e altri eventi. La apprezzano molto sia come pubblico che come organizzatori di serate». Secondo il chitarrista, infatti, ci sono persone molto più ben disposte a investire per chiamare band come i 40 fingers per suonare da loro. Facile immaginare il perché, considerando l’elevato livello tecnico dei giovani impegnati sul palco e il fatto che la musica strumentale ha il vantaggio di azzerare tutte le barriere linguistiche. «In questo momento abbiamo una serie di richieste da parte di ulteriori paesi in cui, non lo nego, mi piacerebbe davvero andare a suonare - afferma il chitarrista - sto parlando di Australia, Giappone o Indonesia».
E i 40 fingers ne hanno fatta di strada, partendo dalla loro città, ovvero Trieste, per esibirsi e stregare pubblici di ogni dove con la complicità di un repertorio che spazia tra grandi hit. Uno dei tour che rientra indubbiamente nella categoria dei sogni realizzati è quello che hanno fatto nel Nord America.
«Per noi quello è stato davvero un traguardo importantissimo - ammette Brenci -. A pensarci bene a Trieste non c’è stato mai o forse non c’è da molti anni un progetto come il nostro e noi ne sentiamo tutta la responsabilità che ne comporta. Lavoriamo tanto tutti, raccogliamo ora i frutti di quello che abbiamo iniziato a seguire dal 2017 insieme, ma tutti noi abbiamo iniziato a suonare professionalmente molto prima, quando eravamo ancora teenagers».
Intanto stanno per dare avvio a un nuovo tour durante il quale, qualche nota tra una canzone e l’altra, potrebbe anche richiamare qualche classico brano triestino. —