«Era la mattina del 2 dicembre del 2016, quando alla Polizia stradale di abbiamo ricevuto la notizia di un incidente avvenuto a Trieste. Sono corso sul posto e ho capito subito: mia figlia era stata investita sulle strisce pedonali, mentre attraversava la strada per andare a prendere l’autobus. Il mio pensiero è stato subito quello di consolare mia moglie».
Lo spot scorre, le parole sono come macigni. E vengono i brividi quando ci si rende conto che il protagonista di quel video sulla sicurezza stradale – che da martedì verrà veicolato a livello nazionale – è Silvio Buttazzoni, il padre di Giulia, la quindicenne triestina travolta da un’auto e morta in via de Marchesetti.
Una tragedia per la sua famiglia. Un pugno nello stomaco per Trieste. Con il sorriso contagioso e lo sguardo vivace di quella spensierata ragazza spezzati dall’imprudenza di un automobilista. Otto anni dopo, il padre, che fino ad oggi aveva gestito con pudore quel dolore, ha accettato di fare da testimonial alla campagna realizzata dal Dipartimento di pubblica sicurezza insieme a quello dell’Editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14857335]]
L’incidente è avvenuto a poche centinaia di metri dall’abitazione dei Buttazzoni. Ogni volta che escono di casa, inevitabilmente passano davanti al punto dove si è interrotta la vita di Giulia. «Quando ho sentito dell’incidente ero in servizio – ricorda il papà – ed è incredibile, ma ho capito subito che si trattava della mia Giulia. Ho preso il motorino e sono corso in via de Marchesetti, con i colleghi che avevano colto cosa stava succedendo e mi scortavano in macchina, per tentare di arrivare prima di me sul posto e di sorreggermi».
In quei pochi minuti, anche la madre, Roberta Lonza, aveva capito che quel dramma riguardava la sua bambina e che nulla sarebbe stato più come prima. «Mio figlio – ricorda Silvio Buttazzoni – era uscito di casa dopo Giulia. Lui allora faceva le medie, lei le superiori. Passando vicino al Ferdinandeo aveva visto l’incidente e quel corpo coperto da un telo a terra: “Giulia oggi aveva gli scarponcini?”, aveva chiesto a mia moglie. Aveva capito tutto anche lui...».
Da lì il dramma, il dolore che toglie il fiato e, per il bene del figlio più piccolo, «l’esigenza di trovare le forze per andare avanti». La compostezza con la quale il padre di Giulia ripercorre la giornata dell’incidente è commovente, fa riflettere su cosa faccia nascere nelle persone un dolore così profondo. «A noi – conclude Buttazzoni – ha fatto riscoprire la forza della famiglia, delle persone alle quali si vuole bene, che diventa un paracadute quando stai per precipitare. Non dimentichiamolo mai».
[[ge:gnn:ilpiccolo:14857338]]
L’idea di coinvolgere Buttazzoni nello spot – che farà parte del progetto Chirone, ideato per migliorare l’approccio con i familiari delle vittime di incidenti – è nata lo scorso anno, nella giornata dedicata alle vittime della strada. A Roma, nell’ambito del progetto Icaro rivolto agli studenti, venivano proiettati dei video.
«In quell’occasione ho dato la mia disponibilità a raccontare in uno degli spot la mia testimonianza», riferisce. E così è stato.
«Non smetterò mai di ripetere – continua –: guidate con intelligenza. Basta un’imprudenza a distruggere una vita, a gettare nel dolore una famiglia, ma anche a sconvolgere la vita di chi ha causato quell’incidente».
Parole profonde che toccano nel profondo anche i colleghi:
«Ci tengo a sottolineare il coraggio, il senso del dovere di Silvio Buttazzoni – così Gianluca Romiti, dirigente della Polizia stradale di Trieste – perché è riuscito a trasformare una tragedia personale in una motivazione di servizio, cosa impagabile e molto rara: sono orgoglioso di avere un collega così».—
© RIPRODUZIONE RISERVATA