Grillo balla sulle ceneri del M5S, che Conte dichiara pronto a rinascere come la fenice simbolo di potere e resilienza. «Domani, martedì alle 11.03, collegatevi sul mio Blog, sul mio canale Youtube e sulla mia pagina Facebook. Ho un delicato messaggio da annunciare» anticipa l’Elevato in vena di battaglia e di revanchismo rivoluzionario d’antan che, non a caso, posta una foto “storica” che lo ritrae con l’altro cofondatore del M5S, Gianroberto Casaleggio. Uno scatto, quello pubblicato da Grillo, che suona come un richiamo alle origini… E come un messaggio minaccioso indirizzato al rivale Giuseppi in aperto scontro col garante.
Uno scontro che infiamma chat e Movimento tutto da tempo ormai, e su cui Paolo Becchi, filosofo e ideologo del Movimento 5 stelle “degli albori” non manca di commentare (e profetizzare): «Grillo domani impugna lo Statuto del 2022 e si mangia la banana…». Per poi proseguire (e magari uscire dalla metafora) sentenziando:
«L’atteso “discorso della Montagna” ci sarà domani, un messaggio certo rivolto al voto che sarà ripetuto nei prossimi giorni e che se confermato vedrà nelle intenzioni di Conte l’eliminazione del Garante e quindi di Grillo dal Movimento». O almeno è così che la vede Becchi, professore di Filosofia del Diritto e tra gli ideologi del primo MoVimento, provando ad anticipare l’intervento di domani annunciato dal fondatore del M5S all’AdnKronos anticipa: «Grillo certo dirà qualcosa al riguardo –sottolinea dopo il suo tweet lanciato sul tema –. Un movimento di grillini senza Grillo non può esistere. Come una Lega senza Bossi non sarebbe più la Lega, così un M5S senza Grillo non è più il M5S. Vedremo il voto…».
«Ma ecco il colpo di scena: Grillo parla alle 11.03, un riferimento alla data dell’11 marzo del 2022, quando veniva approvato il nuovo Statuto del M5S», nota Becchi. Il nuovo statuto, aggiunge il prof ideologo dei pentastellati della prima ora, «Grillo può ancora impugnarlo, come ha bene messo in rilievo l’avvocato Borrè. E se un giudice dovesse dargli ragione Conte decadrebbe perché la sua carica di presidente non era prevista dallo Statuto precedente. Pertanto Grillo – chiosa ironico Becchi – si mangerebbe così il Conte banana come il magnate Sun si è mangiato quella di Cattelan, appesa ad un muro con il nastro isolante. E non finisce lì: poi Grillo si riprenderà anche nome e simbolo…», avvisa.
E se in prima linea ferve l’attesa per il nuovo intervento del garante “elevato”, nelle retrovie non si è da meno. Perché annunci, messaggi in codice, decriptazioni, post e chat rientrano nella guerra a carte bollate e mosse del cavallo che infuriano tra i due leader della frastagliata galassia pentastellata, con Giuseppe Conte, capo politico dei 5 Stelle, che all’evento Nova ha lanciato la Costituente del Movimento che ha ribaltato alcuni “dogmi” storici come il limite di due mandati e il ruolo stesso del garante, di fatto abolito.
Garante che, come noto, non solo non ci sta: ma non ci vuole proprio stare. E così, tra misure approvate dagli iscritti 5S e processo di rifondazione in corso, arriva lo stop dello statuto evocato da Grillo. Con tanto di indicazione veemente a ripetere la votazione dopo l’impugnazione dello stesso garante, che punta alla mancanza di quorum nella ripetizione per invalidare il tutto.
Così, tra gufi e prefiche, profeti e opinionisti indovini, spunta il solito Toninelli che, in veste di membro del Collegio dei probiviri del Movimento 5 stelle, nella consueta intervista a Controinformazione, pubblicata sulla sua pagina Facebook, vaticina: «Beppe Grillo è a tutti gli effetti, come confermato anche da Giuseppe Conte, proprietario del simbolo. E sta dicendo: “Avete rovinato tutto, la politica come francescana. I due mandati. E avete cancellato tutte le regole statutarie e fondative… Chi se ne frega di come andrà la seconda votazione, tanto il quorum lo raggiungeranno”. E quindi immagino che farà scrivere i suoi legali per rimpossessarsi del simbolo. Pertanto Conte, anche formalmente, sarà obbligato a fare il suo partito che sostanzialmente c’è già», profetizza e analizza l’ex ministro Toninelli.
E ancora. Entrando nei meandri e nei dettaglki di una guerra senza esclusione di colpi politici e di bordate giuridiche, Toninelli va anche oltre e sentenzia: «A Grillo non servono i fedelissimi, perché non vuole fare politica. E a lui non interessano i milioni di euro che sono nella cassa dell’associazione. Ma ha cercato di salvaguardare i principi e i valori fondativi del Movimento 5 Stelle. Sono invece più attivi i fedelissimi di Conte, e hanno il fine che lui continui il gioco senza più il limite dei due mandati, per poter loro fare il terzo e il quarto mandato. C’è una grande differenza: Grillo non ha bisogno di fedelissimi, ha un atto costitutivo del M5s di gennaio del 2019 che dice che lui è il proprietario. E che lui è stato tradito dal presidente nominato. Il quale, invece, ha bisogno di fedelissimi»…
Un intreccio, quello riassunto da Toninelli sullo scontro tra Grillo e Conte in seno al M5S, degno della più intricata spy story, a fronte del quale invece Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, fondatore del Movimento 5 stelle, in una intervista a La Verità commenta lapidario: «È l’eclissi finale del Movimento 5 stelle. Spero perlomeno che adesso cambino nome. Il M5S è diventato un partito respingente, esclusivo e non inclusivo, con mille mandati e il potere concentrato in una sola persona. La volontà è quella di fondersi con il Pd e forse l’obiettivo di Conte è candidarsi alla segreteria del Partito democratico». Una stiletta su cui manca solo l’affondo finale che arriverà domani, alle 11.03, da Beppe Grillo…
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