Puntata speciale di Quarta Repubblica questa sera (lunedì 2 dicembre ndr) con Nicola Porro che intervista il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E la premier, come ci si aspetta, non delude le aspettative: e dall’attualità politica di casa nostra allo scenario internazionale, risponde punto su punto alle domande del giornalista che la ospita su Rete 4 e argomenta, dati alla mani, prospettive e problemi, sullo status quo. A partire dalla propaganda delle opposizioni su cui la premier, con calma olimpica, osserva:
«Mi preoccupa che abbiamo una sinistra che quando riesce a governare, che è l’unica cosa che vuole fare, si mette il vestito buono, è democratica. Ma quando perde il potere perde le staffe… quando non ci riesce allora esce la sua vera natura, intollerante, non accetta che ci siano altre idee», commenta Giorgia Meloni, intervistata da Quarta Repubblica su Rete 4, con riferimento alle ondate di scioperi in Italia. E aggiunge anche: «Fratoianni dice che l’Italia va capovolta? Gli italiani lo hanno già fatto quando hanno mandato a casa la sinistra alle elezioni, il 25 settembre del 2022», sottolinea tra fermezza e orgoglio Meloni.
Ma l’argomento è lungi dall’essere esaurito. E così, pungolata dagli interrogativi del padrone di casa, Meloni aggiunge anche: a sinistra «i toni si alzano quando gli argomenti sono deboli e capisco la difficoltà di Landini, perché i suoi argomenti sono deboli come sono deboli i suoi risultati. L’adesione allo sciopero è sotto il 6%», rimarca la premier nel talk di Rete 4, prima di osservare ancora sul punto: «Landini per ragioni politiche deve attaccare questo governo, dopodiché però si trova di fronte al governo che ha aumentato i salari. Ha aumentato l’occupazione; ha diminuito la disoccupazione, ha aumentato l’occupazione femminile, ha aumentato i contratti stabili, ha diminuito il precariato, ha aumentato le pensioni minime, ha aumentato il Fondo Sanitario Nazionale»… Serve davvero aggiungere altro?
Per servire non servirebbe, ma Meloni è comunque prodiga di osservazioni e approfondimenti. E così, alle curiosità dell’intervistatore e alle domande che gli vengono poste sul tema, aggiunge anche: «Landini? Probabilmente ci sono altre valutazioni che si stanno facendo che riguardano anche il campo della sinistra, diciamola così, magari si intravede uno spazio di carattere diverso», ipotizza Giorgia Meloni, con riferimento a un impegno in politica del leader della Cgil. Tanto che a domanda netta: “Lei pensa che il suo prossimo avversario politico sarà Landini?”, risponde con chiarezza: «No, non lo so, io già devo organizzare la mia maggioranza, si figuri se organizzo l’opposizione. Però magari ci sono anche queste valutazioni o semplicemente non accettano che al governo ci sia il centrodestra, e dicono “lo dobbiamo mandare a casa”. Io – aggiunge – riandrei al congresso della Cgil, ma non credo che mi inviterebbero di nuovo», chiosa ironicamente sul punto Meloni ricordando la sua partecipazione del 17 marzo del 2023 alla Cgil.
E proprio sul lavoro, domenica è arrivata la notizia delle dimissioni di Carlo Tavares, ad di Stellantis. A riguardo Meloni ha voluto rassicurare: «Ho parlato con Elkann che mi ha comunicato le dimissioni di Tavares. Ovviamente non entro nel merito delle scelte di una grande multinazionale, credo che sia anche figlio di alcune battaglie sindacali molto forti che sono state fatte, particolarmente dai sindacati francesi e americani, perché quello italiano su questo era un po’ afono. Vedremo adesso cosa accadrà. La trattativa con il governo è sempre anche qui neutrale, vale per tutte le aziende». E ancora: «Noi vogliamo fare del nostro meglio per difendere i livelli occupazionali e per l’indotto che è fondamentale. E quindi abbiamo un altro tavolo convocato a metà dicembre e speriamo che possa essere quello risolutivo».
E comunque, sindacati e cortei a parte, come fa notare il presidente del Consiglio, la sinistra viaggia sull’onda della propaganda. Ma, come sottolinea in tv la premier, «numeri alla mano, quando noi siamo arrivati al governo, sul Fondo sanitario c’erano 126 miliardi, nel 2025 ci saranno 136,5 miliardi, a casa mia sono in due anni 10 miliardi e mezzo di euro in più. Quindi, come si faccia a sostenere che noi abbiamo tagliato il Fondo Sanitario Nazionale per me è un mistero. E quando lo sento dire anche dalla segretaria del partito democratico, della quale ho rispetto, un po’ mi vergogno per lei», commenta Giorgia Meloni a Quarta Repubblica, dopo le accuse al governo di aver tagliato i fondi della Sanità in manovra. «Si tratta di falsità», commenta lapidariamente sulla questione…
E ancora. Schlein «dice che è un percentuale del Pil ma – ha aggiunge Meloni – questo tema della percentuale del Pil è una cosa abbastanza curiosa. In pratica, siccome quando c’era alla sinistra il governo il Pil crollava, anche se loro ci mettevano meno soldi, quei meno soldi che loro ci mettevano in percentuale valevano in più perché il Pil stava sottoterra. Adesso che noi stiamo lavorando per far crescere il Pil, anche se ci mettiamo più soldi, chiaramente il rapporto al Pil diminuisce: ma non è così che si calcola»…
E a proposito di conti in sospeso nella maggioranza, Giorgia Meloni risponde con una battuta alla domanda sulle liti nel governo nel corso dell’intervista a Quarta Repubblica. Salvo poi tornare seria e asserire con assoluta certezza: «No, non litighiamo… Qualche inciampo c’è ed è fisiologico, ma sappiamo che cosa gli italiani sperano e si aspettano. Il governo non cadrà». Con gli alleati «litighiamo la mattina e beviamo un bicchiere di vino insieme la sera», rassicura Giorgia Meloni rispondendo con ironia alla domanda sulle divisioni con Salvini e Tajani. «Noi – aggiunge poi seria – sappiamo la responsabilità che abbiamo sulle spalle».
Così come tutte le cordate ostili al progetto non faranno fallire il progetto Albania. Tanto che a domanda precisa, Meloni risponde: «Il progetto in Albania è fallito? Ma quando mai… L’Albania funzionerà. Io non prendo impegni che non ritengo di poter mantenere. Ci sono delle soluzioni. Ci sto lavorando», spiega la premier ospite di Quarta Repubblica parlando dei centri per migranti in Albania.
E ancora. «Il progetto dell’Albania deve funzionare. Farò tutto quello che devo fare per farlo funzionare. Credo che sia un progetto assolutamente innovativo e non è un caso che sia attenzionato dalla quasi totalità dei Paesi dell’Unione europea. È un cambio totale nella gestione dei flussi migratori – ha aggiunto Meloni –. Ci sono delle soluzioni per farlo funzionare, fermo restando che attendiamo la Cassazione, e abbiamo la Corte di giustizia europea. E vedremo anche quanto sostegno alla posizione italiana ci sarà di fronte alla Corte di giustizia europea quando arriverà questo giudizio. In ogni caso io sto lavorando anche su altre soluzioni e alla fine funzionerà. E guardi, non mi dica che ormai è fallito»…
L'articolo Meloni da Porro sferza la Schlein: quando sento certe falsità un po’ mi vergogno per lei sembra essere il primo su Secolo d'Italia.