Una tariffa unica per lo smaltimento dei rifiuti a partire dal 2025. È quanto saranno chiamati ad approvare domani i 12 Consigli di bacino del Veneto, cioè gli enti che gestiscono la raccolta dei rifiuti sul territorio.
L'ottica è quella di raggiungere l'obiettivo che la Regione si è data per il 2030, anno in cui la percentuale media di raccolta differenziata dovrebbe arrivare all'84 per cento e la quota di rifiuto residuo a 80 chili pro capite. Numeri grazie a cui non sarà più necessario costruire nuove discariche o inceneritori.
Al momento, però, non tutti i Comuni sono allo stesso livello. Ad esempio, si passa da un costo di circa 80 euro alla discarica di Sant'Urbano, per arrivare fino a 150 euro all'inceneritore di San Lazzaro. Una tariffa unica potrebbe aiutare ad appianare le differenze sul territorio, promuovendo comportamenti sempre più virtuosi dal punto di vista ambientale.
«La tariffa che ognuno di noi paga per la raccolta dei rifiuti è data da due componenti: una ha a che fare con la periodicità con cui questi vengono raccolti e un'altra con il costo di smaltimento del rifiuto urbano residuo, cioè il secco. È una quota che remunera gli impianti, le discariche e gli inceneritori», spiega Loris Tomiato, direttore generale di Arpa Veneto. «Noi riteniamo che indipendentemente da dove abitano, tutti i cittadini dovrebbero pagare la stessa cifra».
I Consigli di bacino partiranno dall'individuare la media pesata del costo dei diversi impianti: questa cifra verrà poi applicata indistintamente su tutto il territorio. Allo stesso tempo si andrà a creare una linea di finanziamento, in modo da premiare le realtà più virtuose, quelle che riciclano di più e meglio: a queste verrà infatti restituita una quota. Un premio per i loro risultati.
Un altro punto in agenda riguarda invece i ristori per quei Comuni che ospitano le discariche e gli inceneritori, una sorta di compensazione rispetto all'impatto ambientale degli impianti sul territorio. «Quello a cui ha pensato la Regione è uno strumento solidale, che deve accompagnare il percorso verso il 2030. Un meccanismo che contemperi il disagio di chi ha gli impianti e la virtuosità di chi fa buone pratiche. Ad esempio, il trevigiano è sempre primo per virtuosità, ma non ha gli impianti. Che invece sono nel padovano. Il tutto regge se partiamo tutti insieme in questo percorso», conclude Tomiato.
«È un sistema di equità territoriale», sottolinea ancora Piero Decandia, direttore di Legambiente Veneto, che ieri all'Ecoforum di Rovigo ha presentato la classifica dei comuni più virtuosi per il riciclo.
«Se questo nuovo piano per i rifiuti, di cui la tariffa unica di smaltimento è un perno fondamentale, verrà attuato, non avremo l'esigenza di avere nuove discariche o inceneritori nel 2030. Ma se qualche Consiglio si opporrà, rischierà di essere il responsabile del fatto che questi impianti continueranno a servire. Se questa tariffa unica non dovesse essere approvata, il piano per il 2030 potrebbe perdere una gamba fondamentale per la sua attuazione».