Si parla di una città che non c’è più, si usa il passato per descriverla, per raccontare i suoi negozi al dettaglio, i cittadini che si incontravano per strada e che ora se ne sono andati al di là del ponte. Così via Garibaldi, il crocevia commerciale, il rio terà che doveva mettere in comunicazione il canale di San Pietro con il Bacino di San Marco, si è spopolata.
Dove i cittadini mancano, vengono meno gli occhi che controllano e spaccio e microcriminalità trovano un terreno fertile su cui attecchire. Sono diversi i residenti rimasti in via Garibaldi a sottolineare come la situazione sia totalmente cambiata rispetto al passato e come ora lo spaccio sia arrivato anche nella strada più larga di Venezia.
A prendere parola, per tutti, è Paolo Gatto del comitato di Sant’Anna e San Pietro di Castello: «Normale che sia così» dice, «dal momento in cui i residenti se ne vanno, viene meno il controllo sociale, il presidio del territorio, e questi fenomeni dilagano. Alla fine è un cane che si morde la coda perché, d’altronde, come potremmo non andare via?» chiede, sottolineando come i servizi siano al minimo e le locazioni turistiche cresciute a dismisura rispetto al passato.
Quella che era un’area residenziale, oggi è stata fagocitata dalla monocultura turistica e, mentre le case si svuotavano, Airbnb si ripopolava di locazioni brevi. A fornire i numeri e Ocio, l’Osservatorio civico sulla casa e sulla residenza: in una sola laterale di via Garibaldi, calle dei Preti, su 62 alloggi, 21 sono locazioni turistiche, per un totale di 77 posti letto. A Castello, tre case su dieci sono destinate al mercato delle locazioni brevi.
E, spesso, dove non ci sono case vacanza e b&b ci sono alloggi sfitti: in calle delle Colonne, altra laterale, dei 61 appartamenti di Ater, il 30% ha le porte blindate. Pochi passi più in là, in Corte de le Case Nuove, 23 su 68 sono sfitti. E, ancora, per arrivare a Sant’Isepo si attraversa calle delle Ancore, un lungo corridoio di serrande abbassate e vetrine spoglie.
«Rispetto anche solo a dieci anni fa, via Garibaldi è stata stravolta completamente» commenta Daniele Vianello, che in via Garibaldi è nato.
«C’erano molti più negozi e servizi per i cittadini, che ora sono stati smantellati. Adesso sembra di stare alla Misericordia, con una distesa di bacari e locali che, certo, bene che ci siano, ma se poi manca tutto il resto, è ovvio che le persone se ne vanno».
C’è un prima e c’è un dopo, in via Garibaldi. Lo spartiacque, per molti, è la politica e non solo quella di Brugnaro. No, dicono, il problema c’era anche prima, il problema della residenzialità «si trascina da molto, troppo tempo,ed è frutto di anni e anni di politiche per la casa inesistenti» sottolinea Vianello.
«Venezia è stata a lungo considerata come una gallina dalle uova d’oro, da spremere il più possibile per ottenere quello che si voleva» fa notare Gatto, «ma così facendo, la città ha solo che perso e il risultato lo vediamo: uno spopolamento costante che, poi, permette allo spaccio di attecchire».
Anche durante una delle ultime assemblee pubbliche, è stato sollevato il tema e i cittadini hanno sottolineato la necessità di intervenire subito con politiche abitative adeguate, che partono dall’apertura degli alloggi pubblici sfitti al controllo delle locazioni brevi, affinché la residenzialità venga non solo tutelata, ma anche e soprattutto incentivata e agevolata.
Per farlo, hanno spiegato i cittadini riuniti in assemblea, servono innanzitutto le case, e poi i servizi, da quelli per l’infanzia fino a quelli per gli anziani, in modo così da permettere alle persone di restare. Certo, passi in avanti ne sono stati fatti: un anno e mezzo fa Castello era in forte difficoltà a causa delle pensioni dei medici di base, oggi quel problema è stato risolto ed è uno in meno sulla lista.