Donald Trump lo ha appena inserito nel suo team di sicurezza nazionale, nominandolo direttore per il controterrorismo, nonché vice assistente del presidente. Stiamo parlando di Sebastian Gorka. Nato a Londra da genitori ungheresi, è stato consigliere di Viktor Orban alla fine degli anni Novanta. Trasferitosi negli Stati Uniti, ha fatto parte dello staff della Casa Bianca per alcuni mesi nel 2017. Conduttore radiofonico, è stato successivamente collaboratore di Fox News, per approdare infine a Newsmax, dove presenta un programma televisivo. Detestato dai progressisti e fedelissimo di Trump, adesso è stato da lui richiamato in servizio nell’entourage presidenziale, dove avrà la delega per la lotta al terrorismo. La Verità è riuscita a intervistarlo, per capire in che modo il presidente in pectore sta componendo la sua squadra e, soprattutto, per comprendere che tipo di linea la nascente amministrazione americana ha intenzione di condurre sui principali dossier internazionali. Con lui abbiamo parlato delle minacce terroristiche che gli Stati Uniti dovranno affrontare. Senza trascurare la questione mediorientale, con un occhio rivolto infine alla politica interna americana. Gorka è il primo neonominato da Trump a rilasciare un’intervista a un giornale italiano.
Sebastian Gorka, lei è stato appena nominato direttore per il controterrorismo dal presidente Trump. Quali sono le principali minacce terroristiche che gli Stati Uniti dovranno affrontare nei prossimi anni?
“Abbiamo numerose minacce. Al Qaeda e l’Isis sono cresciuti notevolmente in forza da quando Joe Biden ha restituito l'Afghanistan al regime fondamentalista dei talebani. Ma non possiamo ignorare altri attori, come Hamas che ha massacrato più di 1.200 tra uomini, donne e bambini innocenti negli attacchi del 7 ottobre. Inoltre, grazie a Kamala Harris e a Biden che hanno aperto le nostre frontiere quattro anni fa, sappiamo che numerosi terroristi jihadisti e membri dei cartelli droga sono entrati nel nostro Paese”.
A proposito delle frontiere, come risolverà il presidente Trump la crisi migratoria principalmente provocata dall’amministrazione Biden?
“In Tom Homan, il responsabile della frontiera meridionale nominato dal presidente Trump, abbiamo l'uomo perfetto per garantire la nostra sovranità nazionale. Insieme al Segretario per la sicurezza interna, la governatrice Kristi Noem, e al Consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Waltz, il team di Trump sigillerà il confine, impedendo gli ingressi illegali e avvierà la più grande espulsione di clandestini dal nostro Paese nei nostri 248 anni di storia”.
Come riuscirà Trump a risolvere la crisi ucraina?
“Il presidente Trump è il più grande negoziatore del mondo. Ha scritto il libro The art of the deal. Consiglio a tutti gli italiani di leggerlo. Ha un obiettivo in quella guerra orribile: fermare lo spargimento di sangue. Non rivelerò il suo piano. Leggete il suo libro”.
L’Iran è un attore assai pericoloso nell’attuale crisi mediorientale. In che modo la seconda amministrazione Trump affronterà la minaccia di Teheran?
“Esattamente come abbiamo fatto quando eravamo alla Casa Bianca la prima volta. Staremo spalla a spalla con la nazione di Israele e il suo premier. Risusciteremo l'incredibile architettura di pace che erano gli originali Accordi di Abramo. E ristabiliremo un fortissimo programma di sanzioni contro il regime omicida dei mullah. Oltre a ciò, dovrà parlare con il presidente Trump dopo il 20 gennaio”.
A proposito degli Accordi di Abramo, lei ritiene che la nuova amministrazione Trump collaborerà con l’Italia per stabilizzare il Medio Oriente?
“Collaboreremo con qualsiasi nazione impegnata nella protezione e nella crescita della civiltà giudaico-cristiana. L'Italia, sotto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è parte integrante di quella comunità. Per quanto riguarda le politiche concrete, il presidente Trump ha scelto le persone migliori per formularle: il senatore Marco Rubio come segretario di Stato, il colonnello Michael Waltz come suo consigliere per la sicurezza nazionale e Steve Witkoff come suo Inviato in Medio Oriente”.
Come farete a estirpare dal Pentagono e dalla comunità di intelligence le politiche woke di Biden su diversità e inclusione?
“È facile: le bandiremo. Al presidente interessa solo una cosa per quanto riguarda la nostra comunità di intelligence e le nostre forze armate: ottenere le migliori informazioni possibili sulle capacità e le intenzioni di coloro che minacciano i nostri cittadini, e avere forze armate che possano distruggere i nemici, se il combattimento è inevitabile”.
Le faccio un’ultima domanda. Secondo lei, qual è stata la ragione principale della clamorosa vittoria di Trump lo scorso 5 novembre contro Kamala Harris?
“Tante cose sono state fondamentali per il suo successo. L'economia orribile sotto Biden. I dodici milioni di immigrati clandestini lasciati da Kamala. La disastrosa resa dell'Afghanistan. La folle politica transgender del Partito democratico. Ma forse la cosa più importante è che 76 milioni di americani si sono stancati di sentirsi dire che non dovrebbero essere orgogliosi dell'America e che la nostra nazione è cattiva. Quando hanno visto un uomo prendere letteralmente una pallottola da un aspirante assassino della sinistra, che non si è arreso semplicemente perché ama la nostra nazione, hanno votato per lui. Hanno votato per l'uomo che ha urlato ‘Fight! Fight! Figh!’ dopo che hanno cercato di assassinarlo”.
(Intervista pubblicata su La Verità il 29 novembre 2024)