Medellin, la capitale del Dipartimento di Antioquia, si può definire la Milano colombiana per il turismo e l’imprenditoria legata a esso, ma le sue strutture e servizi mantengono prezzi abbordabili. Tuttavia le tare del suo passato permangono, specie nei quartieri popolari ancora soggetti alla cultura criminale, eredità di Pablo Escobar e dei suoi successori, le bande dei combos che li controllano in parte.
Un po’ di storia
Nel 2002, il governo di Alvaro Uribe avviò l’Operación Orión, sgomberando migliaia di residenti a Comuna 13, dove Pablo Escobar reclutava i suoi sicari. Negli scontri tra soldati e gruppi paramilitari, furono uccisi decine di civili. Il barrio fu trasformato in attrazione turistica, una facciata fasulla che copre realtà sotterranee di miseria e violenza che permangono tuttora.
El Patrón continua a essere un mito evergreen per molti ma odiato da altrettanti. Mito che produce soldi per il municipio di Medellin, con le visite guidate. Negli anni 80-90 i suoi traffici lo posero al 7°posto nella classifica dei ricchi secondo Forbes. Al suo crollo contribuì allora l’impossibilità di riciclare “legalmente” le enormi fortune accumulate. Dopo la sua uccisione – tradito dal fratello che segnalò i suoi movimenti alla Dea – i contanti nascosti andarono letteralmente in fumo, a causa di incendi o mangiati dai topi.
Nel suo libro In Fraganti, il figlio Juan Pablo distrugge il mito di di Robin Hood accollato ad Escobar, di cui rivela retroscena inediti, come la tresca con il pilota Barry Seal, agente della CIA in incognito, che incastra lui e un alto funzionario del Nicaragua, attirati dai carichi aerei di cocaina. Seal, coinvolto anche nello scandalo Iran-Contra, viene ammazzato, e subito dopo aumenta la caccia a El Patron, già avviata dopo l’assassinio del ministro di Giustizia Rodrigo Lara: “Che senso hanno tanti soldi, se devi vivere come un animale braccato, senza neanche poter uscire di casa?”. Nella intro del libro, l’autore descrive il destino del padre, simile a quello dei “nostri” Totò Riina e Bernardo Provenzano, che pur morendo in carcere, hanno condiviso con Escobar la stessa vita miserabile.
Rimangono i suoi “eredi”: la Teraza è il combo storico di Medellin che controlla parte del business criminale, braccio armato di Escobar nei tempi d’oro, ai vertici del traffico di droga ed estorsione. Le foglie di coca arrivano nei loro laboratori da Bonaventura, Cali o dall’Ecuador, e da queste si ricava la pasta per la cocaina. Tren de Aragua, la gang venezuelana che domina il narcotraffico nella capitale Bogotà, ha provato ad entrare in Medellin, ma è stata respinta dalle bande di Oficina de Envigado e Los Tiana che si spartiscono i quartieri della città.
A causa della guerra civile, migliaia di famiglie finirono per strada, invadendo Medellin. Queste dopo aver perso la casa si rivolsero ai combos, gruppi criminali che le sistemarono dentro lotti abusivi dopo aver incassato un pizzo, che oggi ammonta a un milione di pesos (250 USD).
Le baracche di legno e mattoni con il tetto di lamiera contengono più nuclei familiari, separati da recinti: costruite sul ciglio delle colline ai bordi delle strade, non è raro che franino a valle a causa delle piogge. Il canone mensile dovuto alle bande è di 50.000 pesos a settimana. I combos forniscono pure materiali da costruzione e cibo, che non possono essere acquistati fuori da questo schema, tirando su profitti extra. Parliamo di oltre 25.000 vivienda (abitazioni) con due o tre nuclei familiari ciascuna e un numero imprecisato di bambini. La cifra totale oscilla intorno alle 350.000 unità. Solo nel Morro Moravia vivono oltre 44.000 persone in condizioni di alloggio precario.
Gli occupanti ricevono dai combos protezione armata contro furti e rapine. Costoro si occupano anche di riscuotere la bollette tramite esattori scortati da milizie armate. I soldi vengono poi girati alla compagnia elettrica, trattenendo una percentuale per il disturbo. Entrate sicure per lo Stato, grazie ai metodi spicci delle bande. Gli sfollati non hanno alternative, senza i fondi necessari per comprarsi casa fuori da questo girone dantesco.
“Gli sgomberi forzati a opera delle milizie, così come il controllo dei combos, fanno parte della cultura criminale. I gruppi armati provenienti dalle ex Farc, infierirono sulle aree rurali sovente su commissione delle compagnie minerarie che cercano appezzamenti per l’estrazione”, si sfoga così Henry Lopera, che dirige la sezione Diritti Umani nel municipio di Medellin. “Noi perseguiamo questi abusi, ma i casi che vanno a buon fine sono pochi – 245 di sfratti illegali e 25 di traffico di minorenni – per via della reticenza delle vittime a testimoniare, intimorite dalle minacce”. Una goccia in un oceano di abusi e soprusi. Nella storia contemporanea della Colombia, circa sei milioni di persone sono state sfrattate con violenza, durante le guerre tra Farc, ELN e governo, perdendo le proprie case, i propri beni, e spesso anche la vita.
È stato decisivo il coraggio dei figli dei boss, Juan Escobar e il figlio di Miguel Orejuela, capo del Cartello di Cali. Dopo la morte di Pablo e la condanna di Orejuela, i due hanno chiuso insieme i conti con un passato di sangue, avviando il processo di pacificazione della Colombia moderna.
Gli zombies del Centro
Droga e prostituzione minorile si intrecciano regolarmente, e non è raro che chi intrattiene rapporti con ragazzine venga rapinato e possa anche rimetterci le penne per via dei drink a base di scopolamina. Lungo le strade del centro, nei pressi di Plaza Botero, vivono sdraiati giovani relitti umani che si alzano solo per comprare basuco, il crack colombiano. Il termine deriva da “basura” cioè monnezza, poiché questa sostanza si ottiene dagli scarti della pasta di coca, mischiati a etere e benzina. Il municipio di Medellin offre assistenza a questi emarginati, che viene ignorata: il basuco uccide anche il loro istinto di sopravvivenza.
La riscossa dei barrios
Uva (Unidades de Vida Articulada) è un progetto con fondi pubblici e privati per riqualificare l’edilizia popolare. Case e palazzine dipinte a colori vivaci ricoprono le colline di Manrique Oriental, con scuole di informatica, campi di calcio e palestre. Le strade sono state asfaltate e una scalinata collega le varie sezioni con oltre 100mila residenti. Non male, se si pensa che fino a pochi anni fa questo era uno dei barrios più malfamati di Medellin, con tassi di omicidio tra i più alti della Colombia.
Barrio Manrique è un quartiere che fa parte della Comuna N°3. Medellin si divide in 16 Comunas articolate nelle categorie degli estratos 1 (Bajo-bajo) 2 (Bajo) e 3 (Bajo-medio). In pratica gli estratos classificano gli immobili in Colombia in base alle condizioni della facciata, i materiali usati per la costruzione e lo stato delle strade adiacenti. Questi fattori definiscono lo status sociale dei residenti e le spese che lo Stato accolla loro per i servizi, a prescindere dei soldi effettivi che hanno sul conto in banca.
Ad esempio, se Morro Moravia e le catapecchie abusive sopra descritte appartengono agli estratos più poveri e pagano tariffe simboliche per luce, acqua e fognature, Manrique nella sezione orientale dove è in corso il progetto UVA, è già passata a estrato 3, con la formazione di una classe medio-bassa che ha maggiore disponibilità economica e paga di più i servizi pubblici. Gli estratos 4, 5 e 6 sono quelli a cui appartengono le classi medie, medio-alte e benestanti, che pagando extra contribuiscono a finanziare le detrazioni dalle bollette altrui. I progetti a carico della Fondazione Epm hanno beneficiato dal 2014 circa 12 milioni di residenti.
Tuttavia, se uno stipendio medio di 1000 dollari è sufficiente a coprire le spese tra mangiare, affitto e bollette, la cinghia si stringe per chi deve campare con un salario minimo di $ 325 pur se rivalutato del 12% quest’anno.
Foto © F.Bacchetta
L'articolo A Medellin, tra mito di Escobar e fumatori di basuco. La ‘Milano colombiana’ fatica a superare il passato proviene da Il Fatto Quotidiano.