Un messaggio di pace scolpito nella sabbia. Sand Nativity a Jesolo riesce a tenere con il fiato sospeso la folla agglutinata all’ingresso della tensostruttura di piazza Brescia per il taglio del nastro.
Tra le sculture ispirate in questa 22esima edizione alla parabola del buon samaritano e all’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, una attira subito l’attenzione: è quella realizzata dall’artista ceco Radovan Zivny dedicata a Giacomo “Jack” Gobbato, 26enne jesolano accoltellato e ucciso a Mestre dopo aver salvato una donna dal suo aggressore. Il samaritano della porta accanto. L’opera ha trasfigurato quel gesto rappresentando le mani come in un’offerta del sé interiore.
All’inaugurazione, la mamma Valentina, il fratello Tommaso, le nonne.
Il papà Luca Gobbato, nei giorni scorsi, ha ringraziato il Comune: «È stato un gesto meraviglioso questa scultura dedicata a Giacomo. Apprezzo l’amministrazione per il tatto, la sensibilità e per non aver strumentalizzato questa vicenda. Per noi è molto difficile andare avanti, ogni giorno con questo pensiero a Giacomo e adesso inizierà anche la prova più dura nelle aule giudiziarie».
Ospite della giornata, il vescovo ausiliare e vicario generale emerito del Patriarcato di Gerusalemme, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo: «Sono qui a rappresentare il popolo che soffre in Terra Santa», ha detto dopo aver incontrato i giovani di Jesolo, rafforzando l’invito al dialogo interreligioso contenuto nella mostra.
«Dove finisce il dialogo, là inizia la guerra» ha ribadito il vescovo durante la fiaccolata, insieme con i giovani delle parrocchie del litorale e la cittadinanza.