Un caos che è già danno d’immagine. Chi parla senza titolo (vicepresidente destituito), chi non gradisce (amministratore delegato), chi lo fa poi in risposta a titolo personale (presidente) e chi rimane «stupito» per l’ulteriore uscita non concordata (ancora amministratore delegato).
La cortesia e la grammatica istituzionale delle gerarchie sono saltate del tutto, sintomo di quella che in Massimo Zanetti Beverage Group è una guerra interna ormai senza esclusione di colpi.
Anzi, non solo interna, perché il terreno di scontro, dopo la notizia dell’uscita di scena di Matteo Zanetti, è anche la comunicazione esterna.
Con i timori, filtrati venerdì in modo molto irritato da parte della nuova proprietà – rappresentata dal fondo QuattroR, entrato in aprile con una quota di controllo – che questa faida porti a un pesante danno di immagine per l’azienda e per i suoi marchi.
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È stata proprio la comunicazione a fare da detonatore a una situazione definita incandescente da mesi, da parte di chi lavora nel gruppo. Matteo Zanetti, fondatore e presidente di Segafredo Zanetti Coffee System, la controllata della holding che si occupa del mercato del caffè in capsule, nelle scorse settimane ha partecipato a un convegno sul mondo del caffè (raccontato anche dal Sole 24 Ore) presentandosi ancora come presidente.
Peccato non lo fosse più dal 1 ottobre. Molto dura la reazione da parte dell’amministratore delegato, Pierluigi Tosato, nominato dal fondo come plenipotenziaria guida dell’azienda per uscire da una situazione debitoria e di mercato complessa: in una mail interna ha informato i quadri che «Matteo Zanetti non ricopre più alcun ruolo operativo, gestionale o rappresentativo all’interno del Gruppo».
Un grazie e arrivederci che non è piaciuto al padre, Massimo Zanetti, che da aprile ha solo il ruolo di presidente di rappresentanza della holding da 1,1 miliardi di euro di fatturato da lui fondata.
Zanetti senior giovedì, dopo che il nostro giornale ha riportato la notizia della brusca esautorazione del figlio Matteo, di sua iniziativa – non concordata né coordinata con il fondo, l’amministratore delegato e chi cura la comunicazione dell’azienda – ha emesso una nota a titolo personale nella quale ha parlato di «baruffe chiozzotte» e ha indicato in «conflitti di natura personale» i motivi delle tensioni tra Matteo e l’amministratore delegato.
Benzina sul fuoco, che ha irritato ancora di più il nuovo top management: il danno di immagine per il gruppo, questo quanto filtra, è intollerabile.
E, in tutto ciò, ci sono anche le preoccupazioni dei lavoratori e un piano di riorganizzazione interna che ha già portato a ridurre la forza lavoro nello stabilimento trevigiano di Casale della Coffee System, passata da 34 a 12 dipendenti con un piano di uscite e di trasferimenti.
Anche i quadri della parte amministrativa e commerciale stanno vivendo una situazione non semplice, con avvicendamenti massicci negli ultimi mesi e situazioni difficili da gestire anche a livello di rapporti personali.
«Questa era un’azienda padronale, fino all’ingresso del fondo – racconta un manager, per ovvi motivi dietro richiesta di anonimato – poi tutto è cambiato».
Un altro quadro sottolinea le difficoltà e le tensioni che sono emerse immediatamente quando il nuovo corso targato QuattroR e Tosato ha deciso di togliere potere operativo a Matteo Zanetti, considerandolo non più funzionale ai piani di sviluppo della multinazionale trevigian-bolognese. La guerra interna è esplosa lì.