Proteggere le chat istituzionali e quelle del governo. Questo è l’obiettivo dell’esecutivo che, nelle ultime settimane, ha iniziato a cercare un’app – preferibilmente “Made In Italy” – in grado di soppiantare le app di messaggistica istantanea più utilizzate. Insomma, si parla della ricerca di un Whatsapp di Stato che garantisca degli standard di sicurezza maggiori rispetto alle altre soluzioni presenti sul mercato (da quelle di Meta a Signal, tralasciando per ovvi motivi Telegram). E non solo a livello di crittografia end-to-end. Ma da dove arriva questa necessità? Lo scandalo – emerso un mese fa – Equalize ha fatto sollevare le antenne dell’attenzione dell’esecutivo, con interlocuzioni in corso anche con AGID e ACN.
Ai nostri microfoni, il sottosegretario con delega all’Innovazione Alessio Butti ha spiegato: «Non si tratta, per essere chiari, di tutelare semplicemente le comunicazioni di alte cariche dello Stato o di responsabili istituzionali, ma di definire un percorso chiaro che prenda in considerazione eventuali responsabilità delle singole persone che comunicano, delle piattaforme tecnologiche che utilizzano e delle normative che disciplinano questo processo». Dunque, il tema è presente nell’agenda del governo, anche se c’è un’azienda che ha sviluppato (e rilanciato proprio nelle scorse ore) un soluzione che sembra calzare a pennello. Parliamo di TIM e della sua Telsy, il Centro di competenza di Cybersecurity e Crittografia del Gruppo TIM.
L’app in questione è stata lanciata oltre un anno fa e si chiama TelsyInTouch. Oltre alla crittografia end-to-end c’è un elemento molto importante che dovrebbe garantire standard di sicurezza molto elevati: ha un’infrastruttura “on permise”, dunque chiusa e dedicata solamente al funzionamento di quest’app. È questa la soluzione adatta? Sta di fatto che l’Italia vuole seguire l’esempio della Francia con il governo che, proprio da un anno, ha vietato l’utilizzo di Whatsapp e altre app simili per le comunicazioni istituzionali. Al suo posto è stata adottata l’app francese Olvid che, però, ha fatto discutere fin dall’inizio.
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