Il progetto preliminare del nuovo piano cave del Veneto prevedeva di aumentare i prelievi dai siti trevigiani di altri due milioni di metri cubi di ghiaia. Tanto, in un territorio che è di fatto la cassaforte di sabbia e ghiaia per tutto il Veneto, ma a quanto pare non abbastanza.
La commissione Vas ha accolto infatti l’istanza dei cavatori e innalzato la quota dei possibili prelievi di altri 500 mila metri cubi di materiale, che equivalgono al volume di 7.700 container da venti metri messi insieme. In totale dalle buche trevigiane, di qui ai prossimi anni, si potrà scavare un volume pari a 25 Colossei.
La revisione del piano cave ha iniziato il suo iter di approvazione oltre un anno fa arrivando, lo scorso agosto, ad un passaggio fondamentale: la presentazione del nuovo documento con l’aggiornamento delle concessioni. Il tutto è stato fatto nell’ottica di ridurre i consumi di suolo, ottimizzare i prelievi a livello di sistema regionale, ridurre i trasporti di materiale da parte a parte e favorire una pluralità di imprese contro i monopoli (Treviso citata nello specifico).
Risultato? Alla Marca, riconosciuta come la cassaforte della sabbia e della ghiaia del Veneto, venivano concessi nuovi prelievi per “soli” 2 milioni di metri cubi anche con l’obiettivo di per favorire l’attività di altre imprese, privilegiando quelli in altre province.
Quando il piano, aggiornato, è stato portato, in commissione ambientale Vas per il via libera, ecco arrivare una pioggia di osservazioni: dagli ambientalisti agli imprenditori, dai privati ai tecnici. In totale 158 richieste di modifica bocciate nella quasi totalità. Tra le pochissime accolte quella presentata dall’Albo Cavatori Veneto con Confindustria Veneto e c Confartigianato.
«Prendiamo atto favorevolmente che con la modifica del Prac (Piano regionale attività di cava, ndr) si è deciso di risolvere la criticità segnalata collegialmente dalla categoria, assegnando un volume di materiale per la salvaguardia delle aziende in difficoltà» hanno scritto i cavatori, segnalando poi un “ma”:
«Assegnare solo 2 milioni di mc andrebbe a beneficio solamente di due aziende penalizzando le altre che, avendo presentato le domande tenendo conto dei requisiti prescritti dal Prac – e dunque, con riserve in esaurimento – sarebbero costrette a fermarsi». Di qui l’appunto: «Simile decisione contrasta con la finalità del Piano di mantenere l’economia ancorata al settore e proteggere/sviluppare i livelli occupazionali. Finalità che per essere pienamente soddisfatta, evitando disuguaglianze, deve salvaguardare tutte le aziende». A seguire la richiesta di altri volumi da scavare.
La risposta ha impiegato tre mesi ed è arrivata con la concessione di 500 mila metri cubi di nuovi scavi in provincia, che andranno ad aggiungersi ai 2 milioni già previsti dall’aggiornamento.
Per capirsi, non appena il piano diventerà operativo, in provincia di Treviso si potrà scavare qualcosa come undici volte il volume della Cittadella Appiani di Treviso (230.000 metri cubi). La concessione è stata fatta però in ottica di equilibrio: per dare alla provincia di Treviso si è tolto a quella di Vicenza che passerà da 4 milioni a 3,5 milioni.