Sempre più fragili e sempre più giovani, ossessionati spesso da un aspetto che non risponde agli standard dei social a meno di sprofondare nella malattia.
Sono dedicati a loro l’impegno e le preoccupazioni maggiori dell’Uoc di Psichiatria dell’Azienda Ospedale Università diretta dalla professoressa Angela Favaro a fronte di un’attività che pure è in aumento in tutti gli ambiti: lo scorso anno per la prima volta le visite ambulatoriali hanno sfondato il tetto delle 10 mila: 10.330 rispetto alle 9.657 dell’anno precedente.
Ma aumentano anche le consulenze interne – ai pazienti ricoverati alle prese con patologie gravi, croniche o trapiantati – che per la prima volta hanno toccato quota 2.658 (erano 2.287). Una fotografia confermata anche dai numeri dei primi sei mesi di quest’anno con 6.162 visite e 1.207 consulenze. Sostanzialmente invariati invece i ricoveri: 1.027 lo scorso anno e 504 nella prima parte del 2024.
«Siamo di fronte a numeri importanti che testimoniano come il tema della salute mentale sia molto presente» conferma il direttore generale dell’Azienda Ospedale Università Giuseppe Dal Ben «e su questo noi cerchiamo di dare le risposte migliori».
Il servizio è costituito da 101 operatori, cui si aggiungono un centinaio di specializzandi. La presa in carico è multidisciplinare: tra i 16 medici anche un internista e un neuropsichiatra infantile. Tre i reparti: uno in via Giustiniani con 15 posti letto e 2 di Day Hospital e 2 al Sant’Antonio con 32 letti cui se ne aggiungono altri 8 per i disturbi dell’alimentazione. Gli ambulatori sono specializzati, oltre che nei disturbi dell’alimentazione, in quelli affettivi, nelle patologie neuropsichiatriche e nella resistenza alle terapie.
Nel Centro regionale per i disturbi dell’alimentazione gli utenti sono in significativo aumento: 578 in carico lo scorso anno rispetto ai 460 del 2022; crescono anche le prestazioni ambulatoriali che hanno toccato le 5.731 (erano 4.646).
«In pochi anni i casi di anoressia nervosa sono passati dal 30-40% al 60% e questa è anche la percentuale dei minorenni che si presentano con questo disturbo» conferma la professoressa Favaro «l’età è in diminuzione. Abbiamo avuto anche i bambini di 11-12 anni con anoressia nervosa. I fattori sono diversi, sicuramente c’è una vulnerabilità su base ereditaria, tuttavia l’aumento nei numeri e la diminuzione dell’età di esordio sono stati attribuiti ad aspetti che riguardano l’incremento dell’esposizione del corpo sui social media che è molto aumentata negli ultimi anni soprattutto da quando gli smartphone sono a disposizione di bambini di tutte le età».
Dopo che nel post Covid i ricoveri erano quadruplicati, dallo scorso anno si assiste a una leggera frenata – 54 nel 2023 –, molto probabilmente grazie a interventi ambulatoriali sempre più precoci e alla collaborazione con il territorio – anche se ora il 30% degli utenti arriva direttamente in Pronto Soccorso o in un altro reparto in fase acuta. «Del resto più bassa è l’età, più sensibili si è al calo del peso e più velocemente si arriva alla fase acuta» prosegue Favaro «sono sufficienti pochi giorni per portare un ragazzino al ricovero. Arrivano addirittura che non bevono e sono più a rischio di complicazioni».
Se è vero che il malessere giovanile ha avuto un picco dopo il Covid, importante ora è la presenza di disturbi d’ansia e la difficoltà a esprimere il malessere.
«A incidere in questo momento c’è il senso di incertezza» prosegue Favaro «credo che i giovani abbiano bisogno di prospettive, di progetti per pensare a costruire un futuro che non sia solo scandito da difficoltà economiche, guerre e malattie, penso che abbiano bisogno di ritrovare motivazioni».
A questo malessere «si aggiunge quello dell’evitamento, cioè pensare di risolvere i problemi evitandoli, che fa parte dei disturbi d’ansia» chiarisce «noi dobbiamo aiutare i giovani a combattere il tentativo di evitare tutte le esperienze perché è vivendo che riusciamo a migliorare il nostro stare all’interno del della vita sociale. Dopodiché la fragilità non è negativa, permette di chiedere aiuto, di essere più consapevoli: se riscopriamo le nostre fragilità ci ritroviamo a essere più forti perché sappiamo anche come affrontarle».
Un altro degli ambulatori fiore all’occhiello della Psichiatria è quello dedicato ai disturbi affettivi o dell’umore e segue le necessità degli studenti universitari – soprattutto i fuori sede in cui prevale il senso di isolamento – che si presentano con l’esordio di disturbi dell’umore, appunto. Tra questi ci sono anche gli studenti di Medicina che, tuttavia, risultano avere una particolare consapevolezza dell’importanza di prendersi cura della mente così come del corpo. Oltre che agli universitari, l’ambulatorio si rivolge a pazienti tra i 18 e i 65 anni e interviene su depressione, distimia (un disturbo dell’umore) e disturbo bipolare; disturbi dello spettro d’ansia come attacchi di panico, ossessivo-complusivo e di personalità.
Già 794 le visite effettuate quest’anno; 91 quelle di psicoterapia individuale e 120 i colloqui di psicoeducazione familiare.