“Alaska Baby” è l’ottavo album in studio di Cesare Cremonini. Dodici canzoni che compongono le tappe di un lungo viaggio, da Bologna all’Alaska attraverso l’America, grazie al quale è nato un album definito dal cantautore “vitale e esplosivo come un disco d’esordio”. Tra i brani il duetto con Elisa “Aurore Boreali” che parla di umanità e amore: “Trovare il coraggio di amare, sembra banale, ma per me è stato un passaggio dolorosissimo. Elisa è una divinità della musica di cui andiamo orgogliosi. Provo un amore fortissimo per lei”. Poi c’è “San Luca”, che sarà il prossimo singolo. Una preghiera e un auspicio per il futuro in duetto con Luca Carboni. Ed infine un’altra collaborazione in “Il mio cuore è già tuo”, insieme ai Meduza. Cremonini Live 25 negli stadi al via da giugno 2025. Disney+ ha annunciato “Alaska Baby”, il documentario video e musicale di cui Cremonini è il protagonista, disponibile prossimamente in esclusiva sulla piattaforma.
“L’AMERICA? ANCORATA E FRAGILE” – “Nel mio viaggio americano da Miami fino a El Paso, quello che ho visto è stato soprattutto un’America ancorata, in maniera molto fragile, in tutte le sue diversità a una bandiera, che tiene insieme qualcosa che può scoppiare, qualcosa che non ha. Una America che ha sempre più fragilità da gestire a livello emotivo, a livello di interazione sociale, di un Paese intero ancora sempre più sentitamente legato all’idea che l’Unione possa avvenire attraverso una propaganda costante, a volte auto-celebrativa a livelli quasi patologici. È una democrazia di grandissimo livello, ma quel tessuto sociale io lo sento veramente ancora profondamente legato a un’idea fatta di stoffa appesa alla porta di casa.
“ELISA È UNA DIVINITÀ DELLA MUSICA” – “Elisa è (per come la vedo io) una divinità della musica italiana di cui andiamo orgogliosi. Una divinità che è una fortuna. Ho creato con Elisa un legame che va oltre un featuring e un incontro di voci. Il nostro feeling è nato sul palco del tour precedente, sviluppatosi mentre era in America, mentre era in Alaska quando mi ha chiesto di cantare una canzone insieme. L’abbiamo composta lungo il cammino fino a Bologna insieme. Credo che sia una delle poche artisti italiane che possa vantare di essere cantante, performer, produttrice, creativa, pensatrice, donna e quindi una grande fortuna. Credo sia competitiva a livello internazionale. Veramente provo un amore nei suoi confronti, un amore fortissimo.
“C’È UNA GRANDE PAURA DI SOFFRIRE” – “Credo che il motivo per il quale nel disco ci sia questo atto sempre costante, liberatorio di voler trovare un certo contatto umano, un contatto fisico non sia solo dovuto alla retorica del nostro vivere quotidiano, legato ai social, legato al telefonino e queste cose. Credo che ci sia una grande paura di esporsi, di farsi del male, di soffrire, un’allergia tremenda alla sofferenza e questa sofferenza credo che abbia come conseguenza soprattutto la creazione di alibi, di schemi mentali, di ideologie persino, che sono lì solo per proteggerci. Fare un disco oggi, per me, vuol dire provare a buttare giù questi fantasmi, provare a farli scomparire e evaporare, alla ricerca di una cosa importantissima che è il coraggio di amare. Sembra banale come frase, ma per la mia esperienza personale è stato ed è fondamentale… Un passaggio dolorosissimo, difficilissimo. Attraverso gli incontri con delle persone, con delle donne, con gli amici, con le persone con cui lavoro ho provato a sperimentare su me stesso la possibilità di tornare a credere nella mia capacità di amare. È una cosa non così scontata”.
“LA PROVOCAZIONE COME SPERANZA PER IL FUTURO” – Il futuro è un tema molto caldo nell’attualità perché è individuato da tutti un po’ come il grande assente della grande tavolata, diciamo, culturale del Paese. Si parla dei giovani che non vedono il futuro, si parla della mia generazione in crisi perché non ha futuro, della generazione prima della mia che viene definita a volte in maniera anche balorda. Per come ne vedo il futuro è nell’arte e non è così lontana, non è così imperscrutabile, non è così impossibile scorgerla. C’è un futuro che ci viene raccontato da artisti che sono provocatori, quindi credo che la provocazione sia uno dei linguaggi attraverso i quali possiamo scorgere un piccolo pezzo, un piccolo lume del nostro futuro.
“LA DARK ROOM PER NON TORNARE A CASA” – “La Dark Room in questo album è ovviamente quel limite dove ti trovi e devi decidere se andare oltre e tornare a casa. Quella è una parte del disco che è in un episodio solo c’è il pianoforte di Mike Garson che mi accompagna quindi un pianoforte lussureggiante molto caliente, molto caldo… Soprattutto è la ricerca del proprio limite e capire se sei una di quelle persone che si ferma e torna a casa oppure sei una di quelle persone che quando vede il limite fa il passo successivo e scende. C’è una parte di me fatta così, c ‘è una parte di me che non torna a casa e volevo poterlo gridare anche nel disco”.
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