“Al quartiere Corvetto, nel corso di quest’anno, sono stati svolti più di 40 servizi ad alto impatto e 162 arresti”, ha commentato oggi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al termine del vertice alla prefettura di Milano dopo i tafferugli scoppiati nel quartiere periferico di Milano a seguito della morte di un rapinatore in fuga. Nell’area, da anni degradata, le tensioni sono scoppiate dopo la morte di Ramy Elgaml, il 19enne deceduto in un incidente stradale in scooter nella notte fra sabato e domenica, durante un inseguimento con i Carabinieri. Dopo tre notti di tensioni e vandalismi, le ultime ore sono trascorse tranquillamente.
“Cito il Corvetto -puntualizza il ministro- perché il quartiere è salito ai fasti della cronaca, ma si potrebbe moltiplicare anche per gli altri quadranti, in una città dove le forze di polizia fanno il loro dovere in sinergia con le altre istituzioni. E questo, ci tengo sempre a dirlo, non significa negare l’importanza di certi fenomeni : l’area metropolitana di Milano registra alcune particolarità come quasi il doppio della media nazionale della presenza di cittadini immigrati, il 65% circa di reati commessi dagli immigrati e questo non perché ci sia un vocazione naturale da parte degli immigrati, ma perché si tratta di fasce di società che vanno ad alimentare maggiore possibilità di emarginazione”. Si tratta, conclude Piantedosi, di “fenomeni che vanno seguiti e ai quali noi intendiamo riservare tutta l’attenzione che merita la seconda città più importante insieme a Roma del territorio nazionale”.
“Mi sono fatto l’idea che tutti vogliono apparire. E quindi, pur di apparire, sono anche in grado di commettere magari un delitto“. Così all’Adnkronos Massimo Boldi commenta la rabbia dei giovani maranza che l’altra sera nel quartiere Corvetto di Milano hanno commesso devastazioni e incendi. Al centro della questione, secondo l’attore milanese, c’è un problema educativo: “Più andiamo avanti con gli anni – dice – più i genitori sono sempre più permessivi: più che dire mi raccomando, non sono capaci“, afferma. “Una volta i nostri nonni tiravano fuori la cinghia”, continua. Ora, senza arrivare a questi estremi, fa capire l’attore, i genitori dovrebbero reimparare ad educare: “Libertà, diciamo, ma vigilata”. Secondo Boldi, “il disagio c’è anche se vai nei quartieri altolocati. Secondo le zone, secondo i quartieri malfamati o meno – spiega – uno prende l’atteggiamento da dove abita e da dove è abituato a stare”.
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