L’ombra di Mohamed Al-Fayed, magnate egiziano e “suocero” di Lady D, si allunga sinistra anche oltre la tomba. Con 111 vittime potenziali identificate e un fiume di testimonianze raccolte, il suo nome si lega indissolubilmente a uno scandalo che intreccia abusi di potere, denunce insabbiate e interrogativi imbarazzanti su chi, come Diana Spencer, scelse di circondarsi di personaggi controversi come lui.
Gli abusi contestati a Al-Fayed — padre di Dodi, ultimo fidanzato della principessa Diana — si leggono come una pagina nera della storia di Harrods, gioiello del suo impero fino al 2010. Secondo le testimonianze di oltre 400 fra vittime e testimoni, l’ex patron sfruttava il controllo sull’iconico grande magazzino per costruire un sistema organizzato di abusi.
Le denunce, riemerse grazie a un documentario della Bbc, parlano di molestie e stupri perpetrati dal 1985 al 2010, con episodi che coinvolgono perfino ragazze minorenni. Tra le storie più scioccanti c’è quella di una quindicenne, aggredita sessualmente nella sala riunioni del prestigioso store londinese. Un caso, questo, che nel 2008 arrivò alla polizia, ma che non varcò mai la soglia dei tribunali.
Gli interrogativi sull’inerzia delle autorità britanniche pesano quanto le accuse. La Metropolitan Police, che ricevette denunce già nel 2005, ha ammesso di aver considerato procedimenti contro Al-Fayed nel 2009 e nel 2015. Tuttavia, secondo quanto emerso, le indagini non portarono mai a raccogliere prove sufficienti. Insabbiamento? Corruzione ai vertici della polizia? È il dubbio sollevato dagli avvocati delle vittime, che puntano il dito contro l’apparente intoccabilità del tycoon.
Oltre alle accuse contro Al-Fayed, cinque persone tutt’ora in vita sono ora sotto inchiesta per aver agevolato una sorta di sistema di reclutamento aziendale “coperto” di dipendenti-prede, alcune almeno maggiorenni, messe ad uso e abuso libero del mostro dell’alta società britannica. Secondo gli studi legali coinvolti, come Motley Rice, il magnate faceva firmare alle vittime accordi di riservatezza per garantire il silenzio. Ma oggi quegli stessi accordi sono stati dichiarati invalidi. «Non impediranno in alcun modo che la giustizia faccia il suo corso», ha dichiarato il team legale.
Harrods, ora di proprietà di un fondo qatariota, è il bersaglio principale delle cause civili in arrivo. Le rivendicazioni si concentrano sul «fallimento sistematico della responsabilità aziendale», con risarcimenti che si preannunciano milionari.
Lo scandalo non si ferma al passato. Le rivelazioni gettano ombre anche su Diana Spencer, la principessa del popolo, che aveva legato con Al-Fayed e la sua famiglia. La vicinanza della principessa all’imprenditore e al figlio Dodi, con cui perse la vita nel tragico incidente del tunnel dell’Alma nel 1997, oggi appare sotto una luce inquietante. Una Diana descritta oggi come a dir poco “incauta” dai giornali inglesi nella scelta delle sue frequentazioni.
L’effetto domino dello scandalo non accenna a fermarsi. Le cause civili minacciano di travolgere non solo Harrods, ma anche gli eredi di questa figura controversa, mentre l’indignazione pubblica continua a montare. Come titola il Sunday Times, «i sopravvissuti di Mohamed Al-Fayed uniscono le forze per parlare», scoperchiando un vaso di Pandora fatto di molestie, violenze, coperture e connivenze per troppo tempo nascoste e mai arrivate sulle scrivanie dei pubblici ministeri.
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