Il Consiglio di Stato annulla due bandi di concorso del ministero dell’Agricoltura e della Difesa. Per i giudici amministrativi, che ribaltano la precedente decisione del Tar, quei due bandi (per un totale di quasi 650 posti) sono illegittimi perché quando sono stati pubblicati – a dicembre del 2023 – era ancora efficace la graduatoria di un precedente concorso. Sono stati proprio gli idonei di quest’ultima graduatoria a fare ricorso. E così – proprio per avere “scavalcato” le graduatorie “senza una precisa e dettagliata motivazione” – saltano i due concorsi che sono, tra l’altro, in avanzato stato di svolgimento. E il tutto per avere indetto il concorso solo due settimane prima della “scadenza” delle precedenti graduatorie.
I concorsi quasi a conclusione – Un vero e proprio pasticcio dei ministeri guidati da Francesco Lollobrigida e Guido Crosetto che rischia di trasformarsi anche in uno spreco di risorse, vanificando le somme già spese per le procedure concorsuali. Il concorso per il reclutamento di 267 unità di personale non dirigenziale da inquadrare nell’Area Funzionari del ministero della Difesa è infatti già alle battute finali. A luglio si sono tenute le prove scritte dei candidati e sono già state pubblicate – pochi giorni fa – due delle quattro graduatorie definitive dei vincitori. Per il concorso per il reclutamento di 374 unità di personale da inquadrare nei ruoli del ministero dell’Agricoltura, invece, le prove scritte sono iniziate il 20 novembre scorso e terminate mercoledì, cioè il giorno successivo della sentenza del Consiglio di Stato (datata 26 novembre). Gli esiti delle prove sono già disponibili e per i candidati rimaneva soltanto la prova orale. Ma i giudici hanno bloccato tutto.
La sentenza – Contrariamente a quanto stabilito dal Tribunale amministrativo il 27 marzo scorso, il Consiglio di Stato ha dato ragione alla tesi dei ricorrenti. I due bandi sono pubblicati il 28 e 29 dicembre 2023 “in un periodo in cui – scrivono i giudici – la graduatoria nella quale gli appellanti figurano come idonei era senza dubbio ancora efficace, essendo stata pubblicata il 14 gennaio 2022″. Il riferimento è alla graduatoria del concorso pubblico unico, indetto nel 2020, per il reclutamento di funzionari amministrativi, nei ruoli di diverse amministrazioni. Essendo le graduatorie valide due anni (in questo caso fino al 14 gennaio 2024), i ministeri – per i ruoli di funzionario – avrebbero dovuto attingere dagli idonei non vincitori di quel concorso. In realtà avrebbero potuto anche indire un concorso accantonando le graduatorie precedenti ma, per farlo, avrebbero dovuto motivare in maniera dettagliata la scelta.
La motivazione che non c’è – I giudici amministrativi citano la “costante giurisprudenza” del Consiglio di Stato in materia. “In presenza di una graduatoria concorsuale ancora efficace – si legge nella sentenza – la regola generale da seguire per la copertura dei posti vacanti è quella dello scorrimento della medesima, a preferenza dell’indizione di un nuovo concorso”. Ciò però, si legge ancora, non significa “assegnare agli idonei un vero e proprio diritto soggettivo all’assunzione mediante scorrimento della graduatoria (con correlativo obbligo cogente per l’ente)”, ma impone “all’Amministrazione, che abbia a determinarsi diversamente, un rigoroso obbligo di motivazione della propria scelta derogatoria”. I ricorrenti “hanno rimarcato proprio l’assenza nei provvedimenti impugnati di qualsiasi giustificazione della scelta compiuta dall’Amministrazione di ‘scavalcare’ la graduatoria che li riguardava per bandire due nuovi concorsi, evidenziando così una grave criticità dell’operato della p.a. che non può che condurre all’illegittimità dei nuovi bandi del dicembre 2023″. Da qui la decisione di annullarli.
Non accolto il prolungamento della graduatoria – I ricorrenti avevano anche chiesto di prolungare la validità della precedente graduatoria non fino al 14 gennaio 2024 ma fino al 27 dicembre 2025: richiesta motivata dal fatto che 27 dicembre 2023 sono state pubblicate sul sito di Formez P.A. le ultime modifiche alla graduatoria. In questo caso, però, i giudici del Consiglio di Stato ritengono la richiesta inammissibile, “in quanto – si legge – non sorretta da un interesse attuale e concreto degli originari ricorrenti alla sua proposizione e coltivazione”.
E adesso cosa succede? – Difficile capire cosa accadrà adesso. Nessun riferimento alla sentenza, al momento, nei siti dei due ministeri o nel portale dei concorsi della Pubblica Amministrazione. Di certo c’è che il Consiglio di Stato ha annullato i due bandi, quindi si riparte da zero. Graduatorie finali e esiti delle prove sono inutili. Ci potrebbe ancora essere un ricorso in Cassazione contro la recente sentenza, ma questa può essere impugnata soltanto per motivi inerenti la giurisdizione. Difficile che, annullati i concorsi, i ministeri possano decidere di reclutare il personale necessario attingendo agli idonei del concorso per funzionari amministrativi del 2020 (la validità delle graduatorie è scaduta a gennaio 2024, secondo il Consiglio di Stato). E allora, probabilmente, l’unica soluzione rimane ricominciare da capo con due nuovi bandi di concorso: ripartendo dalla nomina delle commissioni, fino alle prove scritte e orali. Altre spese per un pasticcio che appare tutt’altro che difficile da prevedere.
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