C’era una volta l’amarena Fabbri. Adesso si può parlare anche di ciliegina Fabbri. Lui, che di nome fa Michael, che ha 40 anni e appartiene alla sezione di Ravenna, nell’ultima giornata ne ha combinate almeno un paio – tra cui il clamoroso rigore non assegnato all’Udinese a Empoli – nella sala Var di Lissone, dove il designatore Gianluca Rocchi lo vede, evidentemente anche nel futuro, considerando che lo ha inserito “in squadra” per ben 12 partite in questa stagione di Serie A. Così domenica era Avar, assistente di Paterna per Napoli-Roma, big match affidato all’internazionale Davide Massa che si è concluso con una scia polemica, alimentata anche dal placido Claudio Ranieri, all’esordio sulla panchina giallorossa e pronto a sottolineare la grazia concessa a Lukaku in occasione di un intervento a di poco irruento, con il piede a martello, su un difensore. Zero cartellini.
Fabbri tornava al video venti giorni dopo la direzione di Ayroldi in Lazio-Cagliari contraddistinta da espulsioni (due), rigori (uno) e proteste dei sardi. Il fischietto di Molfetta venne bocciato, Fabbri, vice di Meraviglia in quella occasione, non lo aiutò molto. Anzi, per nulla.
La carriera di Fabbri “video-analizzatore” si è sviluppata intrecciandosi con il sottile filo delle polemiche. Lo scorso anno evitò di espellere Berardi in Sassuolo-Juventus dopo un fallaccio su Bremer. L’audio fatto ascoltare a “Oper Var”, la trasmissione di Dazn che analizza gli episodi contestati, fu impietoso: «È brutto, ma striscia».
Sì, Fabbri è quello di «è brutto, ma striscia», commento a limite della mistificazione, immagini alla mano dopo un’entrata che avrebbe potuto avere serie conseguenze, tanto che anche Rocchi ammise: «Era un cartellino rosso». Restiamo in attesa dell’audio di Empoli-Udinese nell’auricolare dell’arbitro Livio Marinelli, in attesa di lumi, non avendo visto nulla dal campo. Sarà su per giù così: «Mano di Cacace, ma il pallone striscia sul ginocchio prima».
Striscia. Perché è evidente ormai che il tiro di Lucca indirizzato nello specchio della porta sia stato bloccato da un tocco proibito. La ciliegina sulla torta di Fabbri. Fabbri salito alla ribalta già nel 2015 per una sfuriata dello scomparso Maurizio Zamparini, allora presidente del Palermo, Fabbri l’arbitro della partita più contestata della scorsa stagione, Inter-Verona, quando si discusse per settimane su una gomitata di Bastoni a Duda sulla quale non intervenne il Var Nasca, poi messo nel “freezer” da Rocchi. Fabbri no, se la cava sempre.
Dopo l’ultima a Empoli c’è da chiedersi come mai la classe arbitrale non riesca a fare a meno di lui. Aprire l’album dei ricordi per raccontare, pescando nell’aneddotica, la storia di un arbitro piuttosto limitato risulta stucchevole, tanto più che viene dopo quella di La Penna a Bergamo.
Già: Empoli, Bergamo e prima ancora Venezia con il rigore assegnato ai padroni di casa per un tocco di mano di Kabasele simile, nella dinamica a quello di Cacace, come ha ricordato Runjaic nel dopo partita al Castellani: «Evidentemente le regole in Toscana sono diverse da quelle di Venezia».
Analisi condivisibile. Chissà se questa sequela di errori terminerà. Sarebbe più divertente focalizzarsi sul calcio, sulle giocate da evitare, sul tempo (il primo) regalato dall’Udinese all’Empoli.