È il monumento simbolo di Parigi, ma occhio a fotografarlo di notte e a utilizzarne gli scatti. La torre Eiffel, illuminata, infatti, ha messo nei guai una piccola azienda della provincia di Udine che, nei giorni scorsi, si è vista recapitare una diffida all’utilizzo dell’immagine notturna dalla Seti (Société d’Exploitation de la Tour Eiffel), la società, compartecipata dal Comune di Parigi, che gestisce l’opera famosa in tutto il mondo. Invocando la violazione del diritto d’autore, ha chiesto un risarcimento di 1.500 euro.
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La diffida, tramite uno studio legale parigino che ha agito per conto della Seti, è arrivata lo scorso settembre, ma il legale dell’azienda friulana, l’avvocato David D’Agostini, si è opposto alla richiesta con una serie di argomentazioni di fatto e di diritto. La vicenda risale a quattro anni fa. «La nostra cliente – sostiene l’avvocato – è una piccola realtà della provincia di Udine e nel 2020, durante la pandemia, sul proprio sito aziendale aveva pubblicato la foto della torre Eiffel illuminata. Era stata inserita in una sorta di blog attraverso cui venivano date notizie di interesse comune. Tra queste, ce n’era una che riguardava la circolazione in Francia ed era stata appunto usata a corredo l’immagine del famoso monumento». Un utilizzo compiuto in totale buona fede e senza nessun uso a fini commerciali, non serviva infatti a reclamizzare prodotti o servizi e né, tantomeno, un viaggio a Parigi.
Ma d’Oltralpe hanno vantato un diritto d’autore per l’illuminazione by night della torre, risalente agli anni Ottanta, tirando in ballo anche una sentenza della Corte di cassazione del 1992. «La Seti – spiega D’Agostini – ritiene che l’illuminazione della torre stessa costituisca un’opera dell’ingegno e in quanto tale invoca la tutela del diritto d’autore». Diverso per la torre, costruita nel 1889 in occasione dell’Esposizione universale: la data di realizzazione la porrebbe al di fuori di ogni protezione autoriale, essendo trascorsi oltre i 70 anni previsti dalla legge.
Quindi, per tale motivo, la Seti ha sollevato la questione della pubblicazione della fotografia sul sito aziendale senza averne prima richiesto l’autorizzazione, diffidando la realtà friulana. E, nel tentativo di risolvere bonariamente la querelle, ha valutato un risarcimento di 1.500 euro. Lo scorso ottobre il legale ha risposto alla diffida opponendosi alla richiesta risarcitoria. «La questione è ancora in fieri – indica – e ora attendiamo un feedback da Parigi. Abbiamo replicato sostenendo che l’opera in questione non è protetta dal diritto d’autore e, dunque, la pretesa è infondata».
In ogni caso vale la pena prestare la massima attenzione a ciò che si pubblica sul web.