Il timore è che la protesta si ingrossi e, soprattutto, che diventi un legante tra le aree più difficili della città. C’è preoccupazione in questura a Milano per le manifestazioni che vanno avanti da domenica pomeriggio in seguito alla morte di Ramy Elgaml, il 19enne morto durante un inseguimento tra uno scooter e una gazzella dei carabinieri. Le due notti di disordini nel quartiere Corvetto, dove il giovane viveva, potrebbero essere una miccia che accende anche altre zone a rischio della metropoli. Per questo, in vista di altre serate potenzialmente complicate, i responsabili dell’ordine pubblico sono orientati a chiedere rinforzi.
La paura è che i disordini contagino anche altre zone di Milano o, comunque, che i giovani di quartieri ‘difficili’ si spostino al Corvetto ingrossando le fila dei manifestanti, passati già dalla trentina della notte tra domenica e lunedì ai circa cento che hanno appiccato roghi, vandalizzato un filobus e lanciato petardi sulla polizia nella serata tra lunedì e martedì. A far pensare che esista una “rete” non solo della zona periferica sud della città è un dato: il 21enne montenegrino arrestato durante la seconda notte di tensione viene dalla cosiddetta ‘casbah’ di San Siro, cioè il quadrante tra le vie Ricciarelli, Civitali, Paravia e piazzale Selinunte. Si tratta di una delle aree più a rischio di Milano.
In questura non nascondono le preoccupazioni dopo i nuovi disordini della notte scorsa. Dai video il 21enne pare essere stato tra i più facinorosi e si spera che il sequestro del suo telefono cellulare possa portare a individuare altri partecipanti ai vandalismi. Il questore Bruno Megale, in ogni caso, è orientato a chiedere rinforzi, almeno una trentina di agenti, anche in vista di quello che tradizionalmente, per l’ordine pubblico, è uno dei periodi più impegnativi dell’anno, che culmina nell’evento della Prima della Scala.
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