Ca’ Dario, Canal Grande, Delaware: è nel piccolo Stato americano della East Coast che conduce, a seguirlo, il filo della proprietà di Ca’ Dario, il palazzo dei misteri di Venezia che fu del finanziere corsaro di Ravenna: Raul Gardini.
Il Delaware non è proprio un paradiso fiscale, ma uno Stato in cui si può godere di buoni benefici fiscali e anche di una certa riservatezza.
E in cui spariscono le tracce di molte società italiane che, negli uffici legali e commerciali di decine di società di consulenza, costituiscono società Llc, acronimo di Limited liability company, forma societaria specifica degli Stati Uniti molto simile alle nostre società a responsabilità limitata.
Il mistero di uno dei palazzi più belli di Venezia, con giardino, altana e due porte d’acqua, non è solo nel suo passato, nelle biografie di chi lo ha abitato e nelle sventure - tramutate in leggende nere - in cui sono incorsi, ma anche nei nomi di chi ha in mano le chiavi di casa. Attraverso la società Venetia Llc. Nei giorni scorsi è uscita la notizia che il Palazzo, messo in vendita dalla scorsa primavera per 18 milioni di euro, fosse stato venduto. A un acquirente misterioso.
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Solo il giorno dopo l’uscita della notizia – un po’ di pubblicità a livello mondiale non fa mai male – la proprietà attraverso Arnaldo Fusello, di Dimora Italia Real Estate, rappresentante di Christie’s a Venezia e incaricato di seguire la vendita, ha smentito la notizia.
Mettendola giù così: «La proprietà ha deciso di togliere Ca’ Dario dal mercato perché il palazzo aveva bisogno di qualche manutenzione. Solitamente i lavori vengono fatti in inverno, per permettere le visite durante la primavera e l’estate. In primavera, quindi, dovrebbero riprendere le visite».
Forse, verrebbe da aggiungere, perché c’è chi ritiene che Ca’ Dario possa essere stato tolto dal mercato in via definitiva. «Dalla proprietà», ovviamente. Ma chi è, questa misteriosa proprietà? Per seguire il filo che dal Canal Grande porta dritti a Wilmington, in Delaware, bisogna partire da Dorsoduro, civico 353, all’imbocco del Rio delle Torreselle, tra la Fondazione Guggenheim e la Basilica della Salute.
L’edificio, composto da otto camere da letto, altrettanti bagni, i salotti e un androne a dir poco monumentale, appartiene a una società che si chiama Gardenia, srl dal capitale sociale di 110 mila euro.
La costituzione della Gardenia risale al 9 maggio del 1986 per volontà di Raul Gardini che Ca’ Dario, nonostante le leggende nere del palazzo, volle comprarsi a tutti i costi e senza esitare firmò il rogito. Si racconta che proprio nelle stanze del palazzo affacciato al Canal Grande capì che il suo impero stava per crollare, prima di uccidersi con un colpo di pistola la mattina del 23 luglio del 1993 a Milano.
Alle 11 di quel giorno avrebbe dovuto incontrare Antonio Di Pietro, magistrato della procura milanese, in una caserma della Guardia di finanza. Ricostruire il percorso della società attraverso le carte vuol dire fare i conti con un pezzo della storia italiana.
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Una srl che non si occupava solo di operazioni immobiliari, arrivò ad avere un capitale sociale di 5 miliardi delle vecchie lire. Negli anni successivi alla morte del finanziere, vari familiari della famiglia hanno ricoperto, per periodi diversi, ruoli di consiglieri e amministratori della società. La moglie Idina Ferruzzi, i figli Eleonora, Ivan e Maria Speranza. L’ultimo amministratore è stato Ivan. Fino a che, il 10 gennaio del 2006, le azioni della Gardenia sono passate di mano. Alla Venetia Llc, che le ha acquistate da Ida Ferruzzi e dalla Gardini 2002 srl.
E lì, in tutti questi anni, sono rimaste. Dal 2006 ad amministrare la Gardenia è stato chiamato il commercialista veneziano Guido Sesani, un professionista della società Andersen Italia con una grande esperienza di consulente per le società italiane nel mercato americano. Impossibile riuscire a scucirgli qualche informazione.
C’è un patto di riservatezza con i rappresentanti della Llc. L’agente registrato nel Delaware, necessario per aprire la società, porta il nome di Business Filings Incorporated. Inutile anche provare a telefonare a Wilmngton, tredicesima strada, civico 108. Ma è li che sono custodite le chiavi che aprono le stanze segrete di Ca’ Dario.