La Romania si è svegliata incredula stamane, lunedì 25 novembre, per il colpo di scena clamoroso nel primo turno delle elezioni presidenziali. Contrariamente a tutti i sondaggi della vigilia, suffragati peraltro dai primi exit poll e risultati parziali, ad andare al ballottaggio dell'8 dicembre - stando allo scrutinio ormai quasi completato delle schede - saranno infatti con ogni probabilità il candidato dell'estrema destra filorusso Calin Georgescu, presentatosi come indipendente, e Elena Lasconi, leader di un partito di centrodestra (Usr), mentre resta fuori dai giochi il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu, dato per favorito alla vigilia e scavalcato proprio in dirittura d'arrivo dalla rappresentante dell'Usr che avrebbe chiuso al secondo posto con una manciata di voti in più.
Gli ultimi dati ufficiali diffusi dalla commissione elettorale assegnano a Georgescu il 22,95% dei consensi, rispetto al 19,17% di Lasconi e al 19,15% di Ciolacu. I media locali parlano all'unisono di autentico tsunami politico: nessuno avrebbe mai immaginato che l'estremista di destra Georgescu, su posizioni pro-Russia e anti-Nato, alla sua prima esperienza politica in assoluto, avrebbe potuto far saltare il banco.
Ed invece, dopo una partenza lenta che aveva comunque già sorpreso gli opinionisti politici, Georgescu, che avrebbe fatto il pieno di voti fra i romeni della diaspora, ha scavalcato tutti, rubando voti all'altro estremista di destra - il rappresentante dell'Aur George Simion, quarto con il 13.8% - piazzandosi al primo posto.