Dal “casotto” fatto realizzare all’epoca dal Comune, che fungeva da spogliatoio per un primordiale stabilimento balneare (ben prima del 1848), in zona “lavatoio”, per capirci vicino a dove oggi si trova il costruendo Museo di Archeologia subacquea, fino all’attuale spiaggia principale.
È lunga la storia di quel tratto di costa di Grado che vede ora interessato - oltre alla Git, che gestisce al momento l’intero arenile - pure il Consorzio Grado Turismo, che in questi giorni ha presentato una formale richiesta di concessione per la parte “nobile”.
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Data in effetti 1892 il riconoscimento ufficiale di Grado (attraverso una legge firmata da Francesco Giuseppe) quale stazione di cura: coincide con l’inaugurazione del nuovo stabilimento balneare in legno su palafitte di rovere. Al centro un ristorante e una terrazza a mare, e ai lati gli spogliatoi, uno per gli uomini e l’altro per le donne (in tutto 400 cabine e quattro gruppi di docce).
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Lo sviluppo dell’area fu immediato, e viaggiò di pari passo con le trasformazioni delle strutture di servizio, e a interessarsene - oltre agli enti pubblici - ci furono già allora anche dei soggetti privati, come ad esempio, siamo attorno al 1910, la Società Anonima delle fabbriche di birra di Anton Dreher di Trieste, che intendeva costruire a proprie spese un grande “restaurant” nello stabilimento con la garanzia di poterlo gestire gratuitamente per 15 anni (la richiesta fu respinta).
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Tra le tante curiosità del passato - ma questo è un tema, purtroppo, che anche oggi resta d’attualità - quella che risale a venerdì 18 novembre 1910, quando una forte mareggiata causò ingenti danni: la sabbia della spiaggia fu portata via dalle onde.
Al di là del “bagno di sole” si aprì addirittura un canale largo 12 metri, e così il bagno popolare andò distrutto. Di progetti, per realizzarvi nuove strutture, ne furono fatti diversi, negli anni immediatamente successivi, ma si realizzò poco o niente.
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Poi la Prima guerra mondiale, al termine della quale la ripresa fu lenta ma inesorabile, portando qui una sempre maggiore presenza di bagnanti, tanto che nel 1921 fu concesso di scattare le loro fotografie ai fotografi Beniamino Zuliani, Domenico Marocco, Eugenio Taboga e Agostino Turco.
Da allora l’espansione della spiaggia verso la Pineta fu progressiva, fino al compimento di un unico grande arenile dal confine della diga proprio fino a Pineta, in parte con ingresso a pagamento e per circa la metà libero (di cui una porzione venne rinunciata dalla Git in anni più recenti).
Inizialmente (dal 1892: in precedenza la regia era del Comune) tutto passava attraverso il Comitato per il Circondario di Cura di Grado presieduto dal podestà Giovanni Corbatto, fu Nicolò. Nel 1907 fu costituito il Curatorio per l’amministrazione degli stabilimenti balneari di Grado, presidente Giuseppe Gasser, segretario di Luogotenenza.
Altre date significative lo stesso 1910, anno della ricostituzione della Commissione di Cura, e il 1921, quando in Municipio venne “ricostituito” il Comitato del Curatorio.
Un capitolo importante è poi quello del 5 aprile 1948, quando fu costituita la gloriosa Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, presidente Ugo Degani, soppiantata dopo le riforme regionali dall’attuale Git. Proprio da allora e per tanti anni la rivalità fra Comune ed ente turistico non è mancata, fra cause legali e transazioni, come non è mancato l’appetito dei privati, specie degli albergatori.—
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