Risveglio amaro per Beppe Grillo che ha usato l’ironia per commentare con un tweet fulmineo l’esito della due giorni dell’Assemblea costituente che ha consegnato le chiavi del partito ex movimento nella mani di Giuseppe Conte. “Da francescani a gesuiti”, scrive il comico fondatore, espulso dalla sua creatura dopo 15 anni. Dall’umiltà originaria ispirata al poverello d’Assisi alla logica di sistema e di potere. Oggi, nel day after del parricidio politico, potrebbe parlare. Ha evitato di varcare la soglia dell’hotel romano, temendo fischi, e ha alimentando per giorni la suspense sul possibile blitz a Roma. Ma oggi dopo il vaffa intonato al suo indirizzo chi lo conosce bene sa che potrebbe vendicarsi. Ma la delusione di Grillo viene soprattutto dai big della vecchia guardia che ancora hanno un peso nel M5S contiano, in prima fila Roberto Fico e Stefano Patuanelli. Da loro si aspettava una vicinanza maggiore, un contributo alla sua causa.
Le votazioni online danno il via libera alla linea dell’ex premier, “promossi” tutti i quesiti “firmati” Conte. A cominciare dall’eliminazione della figura del garante voluta da oltre il 63,24%, poi l’autostrada per le alleanze, un altro strappo importante, e il funerale al doppio mandato, il 72% dei votanti ha dato il via libera alla modifica del tetto. Va bene anche la definizione di “progressisti indipendenti” che segna un scelta di campo precisa nei confronti del Nazareno. Conte, il nuovo Elevato, nel suo intervento di chiusura la mette giù cosi. “Essere radicali nei valori e pragmatici nelle soluzioni. L’alleanza non è per noi un dato politico precostituito. Non è un filone di per sé, ma un mezzo per un fine, per cambiare la società. Siamo disponibili a confrontarci, ma ci sarà intransigenza sulla legalità e sull’etica pubblica”.
L’ex premier, liberato dal fardello di un duello senza fine con Grillo, prova a smorzare i toni del clamore della vittoria. “Prendiamo atto della decisione degli iscritti, non c’è mai stato uno scontro del garante col sottoscritto come hanno scritto i giornali, per quanto mi riguarda”. Poi però torna al lanciare frecciate. “Ho ricevuto varie battute velenose ma io ho sempre guardato avanti per il bene del Movimento. Non mi sarei mai aspettate che il nostro garante si mettesse di trasverso ed entrasse a gamba tesa sul processo costituente del Movimento. Il garante ci ha detto da subito, anche formalmente, che c’erano cose di cui non poter discutere. Questo ha creato un cortocircuito”. Che ha portato, ma questo Conte non può dirlo, alla fine del movimento grillino e al battesimo di un vero partito, inserito a pieno titolo nel sistema. Un partito pesante, tradizionale, che abbandona, forte della benedizione popolare del web, la forza anti-sistema delle origini e il vangelo dell’equidistanza tra destra e sinistra.
Nel suo lungo intervento da generale vittorioso non manca un po’ di vittimismo per il rovesciamento del suo governo a inizio 2021. “Ci hanno buttato fuori da Palazzo Chigi perché non volevano che continuassimo a cambiare la società”. Poi assicura che “il fuoco è vivo, non si è spento ed e ancora dentro di noi. Il Movimento 5 stelle non sarà mai una timida brezza, un soffio di vento, ma un vento fortissimo. Con questa Costituente è stata tracciata una nuova rotta partendo dai bisogni della base”. Un nuovo inizio. Ma dopo il parricidio il generale Conte dovrà dimostrare i numeri sul campo, il tempo del bluff è finito.
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