Nel corso della storia, e in particolare negli ultimi secoli, gli stati hanno limitato in vario modo la libera circolazione delle persone, per ragioni talvolta sanitarie ma soprattutto politiche, estendendo spesso le limitazioni non solo verso l’estero ma anche all’interno dei loro stessi territori. Come erano stilati i documenti, quali informazioni fornivano, da chi venivano concessi, entro quali limiti di validità? A queste domande cerca di rispondere Giorgio Coianiz, che nel corso di anni di ricerche ha cercato di coprire una lacuna storica recuperando interessanti documenti originali.
Gli esiti sono visibili in una mostra attualmente allestita nel cavedio del Comune di San Vito al Tagliamento, visitabile fino al 6 gennaio 2025 negli orari di apertura degli uffici. Il campo della ricerca di Coianiz copre in particolare le zone nordorientali d’Italia e gli stati limitrofi, dove i confini sono stati mobili e hanno seguito vicende di contrasti diplomatici e di sanguinose guerre. Si inizia nel primo Settecento con salvacondotti della Repubblica di Venezia che salvaguardano soprattutto ragioni sanitarie e proseguono con passaporti per migrazioni dal Regno Lombardo Veneto col permesso delle autorità austriache. Il 1866 segna il passaggio di quei territori al Regno d’Italia, con l’intervento decisivo del generale Agostino Petitti di Roreto che si spinse con l’esercito fino a Cormons, dove fu firmato l’armistizio. Da allora gli spostamenti di popolazione dal Regno d’Italia verso l’impero austriaco (in cui faceva parte Trieste) e viceversa si intensificano e la mostra fornisce documenti in cui è attiva la presenza di vari consolati.
Dalla fine dell’Ottocento cominciano ad apparire sui passaporti le fotografie, in grado di identificare gli interessati non solo in base a una descrizione sommaria. Nel primo dopoguerra i movimenti si intensificano verso l’estero, anche per ragioni politiche con l’avvento del fascismo. Molto interessanti sono poi tutte le vicende legate alla seconda guerra mondiale, con documenti della Provincia italiana di Lubiana e poi degli occupanti tedeschi del Litorale adriatico. Seguono le vicende legate alla sorte di Trieste e del suo territorio con i lasciapassare provvisori, fra cui la famosa “propusnica” jugoslava.
La mostra sarà successivamente trasferita a Udine e quindi a Gorizia per l’anno della città europea della cultura Gorizia/Nova Gorica 2025.