Camminare per via Santa Cabrini, soprattutto dopo il tramonto, fa paura. L’impressione è quella di passeggiare tra le strade di una città abbandonata o in guerra.
C’è un fondo di verità in questa sensazione, perché nella strada dell’Arcella non ci abita più nessuno da ormai un anno, ed è diventata una via fantasma, senza neanche più un’auto parcheggiata.
La nebbia che cala la sera fa il resto, disegnandole attorno un aspetto spettrale, che però non fa vivere sereni i tanti residenti delle strade limitrofe. Molti di loro iniziano a denunciare una situazione di degrado che rischia di diffondersi.
Sono ben dieci palazzine e 64 appartamenti quelli lasciati, da un giorno all’altro, da centinaia di persone per permettere la completa riqualificazione delle case.
Si tratta di alloggi popolari Ater, da mesi recintati per far iniziare i lavori. Lavori, però, mai partiti, mentre nel frattempo sono cresciute erbacce, cumuli di rifiuti e desolazione.
«Seguiamo in modo costante l’avanzamento della ristrutturazione – spiega l’assessora alle politiche abitative, Francesca Benciolini – Si tratta di uno dei progetti che ci permetterà di risistemare, un po’ alla volta, il patrimonio di edilizia residenziale pubblica della città, che altrimenti non può essere assegnato».
Le dieci palazzine rientrano nel progetto della qualità dell’abitare (Pinqua), lo stesso che consentirà il recupero di piazzale Azzurri d’Italia (già in stato avanzato), dell’ex Coni e dell’ex Configliachi, con i fondi del Pnrr.
È il piano di recupero delle case popolari, che nei mesi scorsi sono state sfollate proprio per allestire il cantiere. La maggior parte delle famiglie che viveva in via Santa Cabrini è stata trasferita in via Andrea Moroni.
Gli interventi riguardano la riqualificazione degli edifici e il necessario adeguamento alle normative, soprattutto in materia di sicurezza degli impianti, il miglioramento del comfort abitativo e un maggiore risparmio energetico.
All’interno di ognuno dei 64 alloggi verranno sostituite le porte d’ingresso con portoncini blindati, rifatti i pavimenti, rinnovati e ampliati bagni e cucine. Tutto costerà 8 milioni e mezzo di euro.
Un anno fa la giunta comunale aveva approvato in tutta fretta la documentazione per consentire ad Ater di procedere con il progetto di fattibilità e mettere in gara la progettazione, accelerando i tempi per non perdere il finanziamento.
Nel frattempo, l’iter ha subito un rallentamento, ma a gennaio si dovrebbero vedere gli operai al lavoro. Entro metà 2026 le case dovrebbero essere pronte.
Gli alloggi, grazie a una convenzione con Ater, verranno ceduti al Comune per 15 anni, andando ad aumentare la disponibilità di case popolari: «Ridurre al minimo o azzerare il numero di alloggi pubblici chiusi è il nostro principale obiettivo – garantisce Benciolini – Stiamo facendo tutto il possibile per reperire i fondi necessari per poterlo fare. Si tratta di un lavoro complesso e a volte lungo, ma su cui continuiamo tenacemente a impegnarci».