CASEI GEROLA. La cascinetta di Casei Gerola, a pochi metri da casa sua, l’aveva comprata con l’idea di offrire una rendita, prima o poi, al figlio con disabilità. Ma con il trascorrere degli anni Guido Alterni, tra i fondatori di Anffas Voghera, si è reso conto che quello spazio poteva diventare qualcosa di più: un’abitazione per il suo Mattia, ma anche per altri ragazzi che, come lui, farebbero fatica a lasciare la famiglia per vivere una vita indipendente, ma che prima o poi avranno necessità di farlo.
Così ha deciso di donare quella casetta all’associazione con il vincolo che diventi un “Dopo di noi”, vale a dire che si trasformi in una residenza a tutti gli effetti, in cui i ragazzi possano essere seguiti da un team di professionisti ma mantenendo un elevato grado di autonomia.
«A Voghera abbiamo realizzato un progetto "Dopo di noi" qualche anno fa - spiega Alterni – trasformatosi poi in comunità alloggio, attualmente funzionante, con dieci posti letto, a Medassino. Lì la struttura è più grande, chiaramente, ma abbiamo fatto due conti e qui potremmo comunque ospitare quattro ragazzi fissi. C’è anche un grande giardino, in cui potranno trascorrere tempo all’aperto e sviluppare eventuali progetti. Nei prossimi giorni procederemo con la donazione, poi grazie ai fondi regionali che saranno a disposizione, inizieremo a fare i pochi lavori che servono per renderla funzionale. Il piano terra, con la zona giorno, è quasi a posto, mentre la zona notte, ha bisogno di qualche intervento in più. Probabilmente il contributo non basterà, quindi apriremo una raccolta fondi per coprire tutte le spese».
Il “Dopo di noi” sarà un luogo in cui i ragazzi potranno uscire (sempre accompagnati) e dove i familiari saranno sempre i benvenuti.
«Ancora non abbiamo neanche cominciato a ristrutturare – commenta Eleonora Catenacci di Anffas Voghera – che abbiamo già raccolto quattro adesioni, e ciò vuol dire che, se tutto il percorso andrà a buon fine (bisogna fare i colloqui con le famiglie, essere certi che sia loro che i ragazzi accettino appieno l’idea, che il percorso di inserimento funzioni ecc.) avremo già occupato tutti i posti disponibili. C’è grande necessità, sul territorio, di progetti di questo tipo, perché sono tante le persone con disabilità adulte che vivono con i genitori anziani e che, un domani, rischiano di rimanere soli».
Al di là di questo pericolo, peraltro, a volte vivere insieme così a lungo non è nemmeno sano per i rapporti familiari. La convivenza forzata può infatti portare a sentirsi privati dei propri spazi privati, con tutto ciò che ne consegue. Alloggiando in una comunità protetta, invece, la persona disabile sceglie quanto tempo trascorrere con i propri cari, e trasforma la quantità in qualità. Ecco perché noi speriamo di non fermarci qui. Il primo obiettivo – dice Anffas - è inaugurare questo progetto entro il 2025, ma siamo a disposizione per valutare altri immobili: purché non abbiano costi di ristrutturazione enormi e non siano troppo isolati, potremmo avere la forza (grazie al sostegno della Regione e alla collaborazione delle cooperative che si occuperebbero dei ragazzi) di aprirne anche altre». —