Torna a Udine Angela Finocchiaro, con la sua verve contagiosa, surreale e stralunata, protagonista de Il calamaro gigante, uno spettacolo altrettanto surreale tratto dal romanzo omonimo di Fabio Genovesi, in scena per la rassegna Progetto Donna al Giovanni da Udine, martedì 26 novembre alle 20.30 e giovedì 28 al Teatro Verdi di Maniago. La storia è quella di Angela, un’assicuratrice che un giorno un’onda gigantesca travolge e sfila dall’auto in coda in cui era bloccata di ritorno dal mare.
Un onda che la porta via e dalla quale viene salvata da un signore che si chiama Monfort… «Pierre Denys de Monfort – precisa Finocchiaro – uno studioso del ‘700 che spese la sua vita alla ricerca del calamaro gigante. Il che gli costò l’espulsione dall’Accademia di Francia e finì in miseria e solitudine».
Come mai un personaggio storico, realmente esistito in quella che ha tutta l’aria di essere una favola contemporanea?
« Lo spettacolo, come il romanzo sposa due piani: uno che parla di vita quotidiana, di esperienze diverse ma contemporanee, l’altro di persone storiche che hanno vissuto con un ideale, con la prospettiva di un sogno da realizzare. Tra queste a confrontarsi con Angela, che non vuol muoversi dalla sua comfort zone, abbiamo scelto il naturalista e zoologo francese, che invece è vissuto cercando qualche cosa nell’oceano.
Ecco l’oceano, che c’è anche in scena. ..
«Infatti quando i due si incontrano, ché anche Monfort è stato strappato del suo studio, si ritrovano a condividere un viaggio che passa da vascelli della marina militare francese, a mercantili, a piroscafi in viaggio verso il Polo Nord sulle tracce del presbitero romagnolo Francesco Negri il primo a raggiungere Capo Nord nel 1666. E durante questo viaggio si inanellano racconti, in particolare quelli che lei fa delle sue vicende quotidiane. E che mostrano come lei, da brava assicuratrice, in realtà ha fatto della propria vita un riparo da qualsiasi possibile infortunio o calamità.”
Il calamaro gigante rimanda a Moby Dick, la balena bianca di Melville: entrambi simboli, metafore di qualcosa che esula dalla nostra quotidianità…
«Quello che ci è piaciuto del libro di Fabio Genovesi è proprio il racconto dell'inseguire un sogno, della voglia di vivere una passione fino in fondo anche se questa sembra smisurata. C’è una battuta a questo proposito illuminante, che dice: se esiste davvero il calamaro gigante, non c’è più un sogno che sia irrealizzabile, una battaglia inaffrontabile, un amore impossibile. E questo colpisce e piace molto anche al pubblico».
Come sempre nei suoi spettacoli, si ride e si pensa allo stesso tempo, cosa non sempre scontata di questi temi a teatro.
«Si, ma questo non lo dobbiamo dire noi ovviamente, però lo spettacolo ha tanti livelli di lettura, un mare di suggestioni nelle quali lo spettatore può navigare e ritrovarsi. Ma mi lasci dire che lo spettacolo è anche piacevole per l’occhio, succedono infatti tante cose sul palco grazie a un uso molto dinamico delle scene che muoviamo a vista con continui cambi e un ritmo che sottolinea l’aspetto giocoso, corale del teatro».
Lei negli anni ’80, con un bel gruppo di giovani attori ha dato vita a un movimento che ha rivitalizzato il teatro italiano, sdoganando ad esempio la riflessione politica con una comicità nuova, surreale,. Vede nel teatro italiano oggi qualcosa di simile?
«Penso che si, però il contesto è completamente cambiato. Noi abbiamo avuto la fortuna di creare dei gruppi indipendenti, che potevano vivere delle loro repliche perché c’era un circuito più vasto, ad esempio. Che ci ha fatto crescere. Oggi questo non lo vedo, perché a una riduzione delle sovvenzioni si sposa una forte contrazione delle tournèe. Questo rende tutto molto complicato per i giovani».
Accanto ad Angela Finocchiaro, Bruno Stori nel ruolo di Monfort e gli attori Marco Buldrassi, Simone Cammarata, Sofia Galvan, Stefania Menestrina, Caterina Montanari,Francesca Santamaria Amato, Beniamino Zannoni . La regia è di Carlo Sciaccaluga, le scene e i costumi di Anna Varaldo, luci di Gaetano La Mela, ideazione creature marine di Alessandro Baronio. —