Ci sono uomini che si fanno avanti solo quando il mondo lo richiede, e poi ci sono uomini come Matteo Berrettini che bruciano silenziosamente, fieramente, nell’ombra del sacrificio e della dedizione incrollabile. Non è solo un giocatore, ma un marinaio che traccia il suo corso attraverso tempeste che pochi saprebbero affrontare, portando il peso delle speranze di una nazione che si stringe intorno al tennis, eleggendolo a sport nazionale, forse solo per qualche ora, trascinato dalla sua volontà inarrestabile. Una volontà che lo ha portato a vincere il match con l’australiano Kokkinakis, in un saliscendi di emozioni e punti.
Questa finale di Coppa Davis contro l’Olanda è più di una battaglia; è il destino che chiama. E per Matteo, non può che finire con il trionfo che merita più di chiunque altro. Lo scorso anno ha guardato dalla panchina, un guerriero ferito, incapace di alzare il trofeo per cui aveva lottato con ogni fibra del suo essere. Era lì, non come spettatore, ma come pilastro, il cuore emotivo di una squadra che si è appoggiata a lui anche quando non poteva brandire una racchetta.
Quest’anno Berrettini è tornato, non solo per giocare, ma per dare tutto. Attraverso il dolore, il dubbio, e le lunghe notti solitarie della riabilitazione, ha mantenuto la rotta. Il suo cuore non ha mai vacillato, la sua determinazione non si è mai spezzata. Se qualcuno merita questo momento, è lui l’uomo che è tornato non solo per sé stesso, ma per i suoi fratelli in azzurro e per l’Italia.
Se Matteo alzerà quella coppa, non sarà solo una vittoria. Sarà giustizia per i sacrifici invisibili, per le battaglie combattute nel silenzio, per il sudore e le lacrime che lo hanno riportato su questo palcoscenico. Lo ha guadagnato con ogni momento di forza, ogni grido di sfida, ogni grammo di passione che scorre nelle sue vene.
Matteo Berrettini questo è il tuo momento. Il mare ora è calmo. Devi alzare quella coppa, perché te lo meriti forse più di chiunque altro, perché deve essere tua.
X: @carlogalati