Da ragazzo aveva sognato di giocare ai vertici del basket italiano, finendo per osservarli solo dalla categoria cadetta con la maglia di Udine.
A conti fatti, però, la vera serie A per Renato Tamagnini è stata quella che ha vissuto per decenni nella sua Codroipo, seguendo generazioni di ragazzi sul parquet dal punto di vista atletico, ma soprattutto umano. Un’immagine che oggi affolla le menti di centinaia di persone rimaste “orfane” di questo storico dirigente, venuto a mancare a 98 anni.
Qualità che lo hanno sempre contraddistinto, anche quando nel 1968 assunse i panni del direttore della Banca popolare di Codroipo, e che in queste ore vengono testimoniate dai numerosi messaggi di cordoglio indirizzati alla famiglia.
Il suo grande amore, Maria Luisa Rova, lo aveva conosciuto proprio grazie alla palla a spicchi, essendo stata lei una delle cestiste più note del panorama friulano con i colori dell’Apu. E quella stessa passione è stata tramandata alle figlie, in particolare a Elena e Isabella: entrambe hanno militato in A2 con Codroipo, mentre Isabella ha raggiunto l’A1 a Parma. Anche Anna e e Chiara hanno tirato a canestro per diverso tempo nelle categorie minori.
Di origini toscane, Tamagnini dopo l’esperienza agonistica si è dedicato al movimento sia all’interno della Federazione, sia nell’Associazione pallacanestro codroipese che nella Nuova Polisportiva, guidandole ambe due.
Il sindaco Guido Nardini lo ha salutato come il “presidentissimo”, ricordando come «la sua generosità e la costanza nell’aiutare il prossimo hanno segnato profondamente la storia di Codroipo».
Tra i suoi “allievi” c’era anche Riccardo Riccardi, oggi assessore regionale alla Salute, il quale ha sottolineato come sia stato «un padre straordinario non solo per le sue quattro figlie, ma per tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo.
Ha riempito di contenuti sociali ogni fase della sua vita, accompagnando con discrezione e sostegno nei momenti più difficili. Non c’è esperienza nella storia delle organizzazioni locali che non abbia avuto il suo supporto».
Oltre all’impegno nello sport, c’è stato anche quello come presidente del Rotary Club e del Panathlon, incarnando «i valori della generosità e del servizio alla comunità», ha aggiunto Riccardi. Tra i ricordi più toccanti, le parole della figlia Elena, che ha evidenziato quanto il padre sia stata una figura amata e stimata: «Ha fatto tanto bene agli altri e in queste ore stiamo ricevendo molti messaggi di affetto».
Il suo stile, caratterizzato da una volontà di restare lontano dai riflettori, era evidente anche nelle sue scelte personali e professionali. «Preferiva restare nella buca del suggeritore, come amava dire, ma sapevi che lui c’era sempre, con un consiglio prezioso e un supporto discreto» ha aggiunto l’esponente della giunta regionale, plaudendo il valore di un uomo che non si è mai schierato politicamente, pur mantenendo posizioni chiare e coerenti.
Numerosi i riconoscimenti che gli sono stati attribuiti in carriera, a partire dalla Stella d’argento al merito sportivo che il Coni gli consegnò nel settembre 1989. Cinque anni dopo in Francia, invece, ecco il premio comunicazione “Angelo Galletto Valladares” in occasione del X Congresso internazionale del Panathlon ad Avignone.
L’ultimo saluto è fissato martedì alle 15 in duomo a Codroipo. Lascia le quattro figlie, i cognati e i suoi nipoti e pronipoti.