Il 20 novembre, il Senato della Repubblica ha approvato – in maniera definitiva – le modifiche al Codice della strada. Sono tanti i cambiamenti rispetto al passato e tra questi c’è anche l’introduzione dell’obbligo di utilizzo di un dispositivo chiamato Alcolock. Si tratta di uno strumento, installato o da installare all’interno di un’automobile, collegato alla centralina di accensione del motore. Il guidatore dovrà “soffiare” attraverso la cannuccia – proprio a mo’ di etilometro utilizzato dalle forze dell’ordine – e se il proprio tasso alcolemico sarà pari a 0,0 g/l (grammi per litro) il motore della vettura si accenderà. Altrimenti, no.
Attenzione, però: questo dispositivo non deve essere utilizzato da tutti i guidatori d’Italia. Dovrà essere installato, infatti, sulle automobili di chi ha sulla patente di guida i codici “68” o “69”, ovvero quelli che indicano che già in passato il cittadino è stato fermato e sanzionato per guida in stato di ebrezza con un tasso alcolemico superiore ai 0,8 g/l. Dunque, uno strumento che va a colpire – anche nelle tasche, visto che il costo dell’installazione e della manutenzione è a carico della persona – i cosiddetti “recidivi”. Immutati, secondo il nuovo Codice della strada, i livelli di tasso alcolemico nel sangue, anche se sono aumentate le sanzioni.
Si può pensare a una novità italiana, ma non è così. Già nel 2018, la Fondazione Ania – in collaborazione con una società di trasporto pubblico torinese – ha installato 53 dispositivi a bordo di altrettanti autobus. Nel corso della sperimentazione, nessun autista si è mai messo alla guida dopo aver bevuto. E in Europa? L’UE ha approvato nel 2019 (ritoccandolo con delle specifiche tecniche) un Regolamento che obbliga le aziende che producono auto a predisporre le vetture all’installazione di questo dispositivo. E negli altri Paesi europei, seppur con norme e caratteristiche differenti, questo strumento viene già utilizzato da anni.
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