Un faccia a faccia durato trenta minuti. Utile per capire e mettere da parte la rabbia. «Ci hanno spiegato il lavoro che hanno svolto e di questo li ringraziamo. Avremo ancora un po’ di pazienza. Siamo consapevoli che le indagini in corso sono complesse». Così si è espressa Maria Mihaela Tritean, mamma di Patrizia Cormos, la giovane inghiottita dalla acque del fiume Natisone in piena lo scorso 31 maggio insieme agli amici Bianca Doros e Cristian Molnar.
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La donna, accompagnata dal marito Joan e dall’avvocato Maurizio Stefanizzi, ha incontrato il procuratore capo Massimo Lia e la titolare del fascicolo per omicidio colposo Letizia Puppa. «Ci ha fatto bene venire a parlare con loro – ha ammesso Mihaela Tritean – e ascoltare quanto hanno fatto in questi mesi. Sono stati bravi e questo ci aiuterà ad avere ancora pazienza. Quando le indagini saranno chiuse potremo vedere le carte e capire cosa realmente è successo». Pochi minuti dopo la loro uscita, in Procura è entrato l’avvocato Gaetano Laghi, che assiste le famiglie di Doros e Molnar.
Le indagini non sono ancora state chiuse, e quindi la riservatezza è massima. L’unica certezza è che, da qualche settimana, il fascicolo non è più a carico di ignoti ma di persone note (è passato dal modello 44 al modello 21). Non è dato sapere, però, né chi siano né quanti siano gli indagati. «Abbiamo avuto la conferma del lavoro che la Procura sta portando avanti – ha detto l’avvocato Stefanizzi –. L’incontro è stato chiesto per avere conferma sull’impegno degli inquirenti, e da questo punto di vista abbiamo avuto ampia soddisfazione. Siamo consapevoli – ha aggiunto il legale– che le indagini sono complesse in quanto coinvolgono tanti elementi che si concatenano. Per questo consideriamo eccezionale il lavoro portato avanti dalla Procura».
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Nessuna anticipazione sulle tempistiche di fine indagini, anche per la complessità nel riuscire a separare responsabilità individuali, per eventuali ritardi nella catena dei soccorsi, da quelle degli enti preposti, chiamati a definire i protocolli di intervento.
Dall’avvocato Laghi è giunta la conferma che alcuni accertamenti tecnici devono ancora essere completati dal personale incaricato dalla Procura, e questo potrebbe far slittare in avanti la chiusura delle indagini, i cui termini per la conclusione sono ripartiti nel momento in cui sono stati iscritti uno o più indagati. «Il colloquio in Procura è stato molto cordiale – ha chiarito Laghi –. Per quanto mi riguarda ho potuto verificare come le indagini siano state svolte in maniera piena ed esaustiva. Dopo l’incontro ne sappiamo di più, ma ci vorrà ancora del tempo prima che le indagini vengano chiuse, in quanto restano alcune verifiche da compiere. Ho avuto l’impressione – ha concluso il legale – che sia il procuratore capo Lia sia il pm Puppa abbiano una conoscenza perfetta del fascicolo, e che stiano lavorando per giungere a una conclusione delle indagini».
Dalla Procura non sono arrivati commenti, se non la conferma del confronto con i legali delle famiglie dei tre ragazzi morti nel Natisone.
A intervenire sulla tragedia del Natisone, portando la vicenda su un piano di polemica politica, è Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra Fvg. «È evidente a tutti che il cuore del problema risiede nei protocolli di soccorso tecnico urgente, che si sono rivelati incongrui e, in quel drammatico contesto, fatali. C’era un elicottero più vicino al luogo della tragedia che potesse intervenire più rapidamente? Il protocollo attualmente in vigore – ha ricordato Honsell – consente al Nue 112 di attivare direttamente il mezzo oltre a trasferire le richieste ai vigili del fuoco, che non dispongono necessariamente di risorse analoghe in loco? Il 31 maggio ciò non sembra sia avvenuto se non troppo tardi».
Il consigliere di opposizione ha quindi auspicato una modifica dei protocolli di emergenza «per garantire interventi tempestivi e coordinati in caso di emergenza».